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“Cime Tempestose” è un romanzo molto avvincente. Superata la prima parte prevalentemente descrittiva, abbastanza lenta e utile a creare un’atmosfera cupa e misteriosa, si viene coinvolti nella storia d’amore tormentata tra Catherine e Heathcliff che dura dalla loro gioventù ribelle all’età adulta, consapevole di un sentimento contrastato, ma vitale. Appassionante da leggere anche per chi non ama i romanzi rosa, narra una storia d’amore e di odio capace di farsi leggere tutta d’un fiato. La storia di Catherine e Heathcliff non riuscirà mai a trovare un lieto fine, un po’ come la nostra vita in cui non tutto e non sempre si risolve nel migliore dei modi. Il tormento interiore dei due protagonisti esprime, a distanza di quasi duecento anni, un sentimento ancora attuale e realistico. Questi moti dell’anima sono ben rappresentati dalla brughiera che, con la sua nebbia fitta a tetra, sembra annunciare i pensieri di angoscia e di sofferenza dei due protagonisti. Incuriosisce conoscere i caratteri dei vari personaggi, ma ancor di più dei due “innamorati”: Catherine possiede uno spirito selvaggio e una costante infelicità nel cuore; Heathcliff, con la sua personalità introversa e burbera, non nasconde affatto una profonda rabbia per le ingiustizie che ha subito. Il loro amore è una rosa appassita e sciupata all’apparenza, quasi morta, ma che in realtà può rinvigorirsi grazie ad un filo d’acqua, senza sfiorire mai. Emily Brontë propone un pensiero eterno sul concetto stesso di amore quando Catherine, parlando con Nelly, dice: “Non so come esprimerlo, ma certamente tu, come tutti quanti, senti che c’è, o dovrebbe esserci, un’esistenza tua al di fuori di te. Che senso avrebbe essere nata, se io mi esaurissi tutta in me stessa? I miei grandi dolori in questo mondo sono stati i dolori di Heathcliff e li ho osservati e patiti tutti quanti fino al principio; il mio più grande pensiero nella vita è lui. Se tutti quanti morissero, e non restasse che lui, io continuerei a esistere; e se tutti gli altri restassero in vita, e lui venisse annientato, l’universo mi diventerebbe completamente estraneo: non me ne sentirei più parte… Io sono Heathcliff.” Con queste parole Catherine offre uno spunto di riflessione sull’esistenza di un’anima gemella per ogni essere umano, destinata a completare il suo essere e la sua anima per accompagnarlo fino alla fine dei suoi giorni. Viene in mente, leggendo queste parole, la struggente canzone di Kate Bush, quando canta la loro unione indissolubile “Heathcliff, it’s me, I’m Cathy”.
Da teenager ho apprezzato molto questo libro sia per la trama che viene raccontata, che coinvolge emotivamente il lettore e lo fa meditare sulla vita e sull’amore, che per il modo in cui è scritto, scorrevole e incredibilmente magnetico. Le parole dei vari personaggi creano in ognuno di noi un mondo parallelo sullo sfondo della misteriosa brughiera dello Yorkshire che ha visto consumare rancore, rivalsa, orgoglio, tormento, vendetta, ma anche amore in un “battito animale”che avvolge e travolge Heathcliff e Catherine. Anche chi non legge abitualmente i classici, si appassionerebbe a questa intensa storia d’amore, perché scoprirebbe che esistono dei sentimenti forti ed eterni, a cui, purtroppo, non siamo più abituati.