L’isola di Arturo: un romanzo che racconta le avventure di un giovane
adolescente, Arturo appunto, su un’isola dell’arcipelago campano.
Il giovane, narrando in prima persona, comunica al lettore tutti i suoi pensieri e
le sue riflessioni. Grazie alla profonda analisi psicologica e alla grande
comunicazione emotiva trasmessa dall’autrice Elsa Morante, si è in grado di
conoscere sempre meglio un Arturo che cresce pagina dopo pagina: il lettore
può così simpatizzare con il protagonista. Tuttavia, come si può apprezzare
questo personaggio, così lo si può trovare contraddittorio e talvolta irritante a
causa del suo orgoglio, e di conseguenza si possono ritenere infondate
determinate decisioni che prende. Arturo è un ribelle, un avventuriero fedele
ai suoi ideali, deciso, ma sotto molti punti di vista fragile.
Ritengo, poi, che il libro sia troppo lungo: quattrocento pagine riguardanti ciò
che succede a un giovane su un’isola non sono poche, nonostante vari drammi
familiari, intrecci amorosi e insegnamenti di vita. L’autrice riesce a intrattenere
tramite una scrittura gradevole, con descrizioni inusuali e interessanti, tuttavia
è inevitabile che, arrivati alla fine del romanzo, ci si chieda se tutta quella carta
per parlare sempre dello stesso luogo e delle stesse vicende attorno a cui ruota
tutto non sia effettivamente troppa. La lunghezza del libro è stato il fattore che
mi ha fatto impiegare parecchio tempo per portare a termine la lettura, che
talvolta risultava un po’ monotona. Senza fare spoiler, un altro aspetto che non
mi ha convinto è stato il finale, che ha reso il libro un po’ “fine a sé stesso”,
come se al termine della lettura ci si rendesse conto che si è rimasti al punto di
inizio. Naturalmente, diversi aspetti di Arturo sono cambiati e sono successe
molte cose, ma quella a cui si ha assistito è stata semplicemente un’evoluzione
psicologica del protagonista, avvenuta attraverso episodi quotidiani. Credo che
“L’isola di Arturo” sia un libro scritto molto bene, che però avrebbe potuto
essere sviluppato in maniera più variegata, con un intreccio più coinvolgente e
un finale diverso.