Devo ammettere che questo libro è stato, per me, faticoso da finire, soprattutto a causa dello stile della scrittrice che si concentra troppo sulla descrizione dei particolari, sia per la storia in sé, che non è mai riuscita a catturare il mio interesse. Nonostante ciò, ho trovato diversi pregi a questo libro e non mi sorprendo della sua importanza letteraria. L’isola di Procida è un ottimo esempio della realtà nelle isole più piccole e meno importanti italiane, in cui i cittadini sono quasi fuori dal mondo;questo succede anche ad Arturo, che non potendo facilmente andare oltre i confini dell’isola scopre il mondo grazie alla lettura. È un libro importante anche per la rottura dei tabù che propone, affrontando temi come l’omosessualità o il complesso di Edipo, soprattutto nella seconda parte del racconto. Viene anche caratterizzata molto bene l’evoluzione psicologica di Arturo in risposta agli eventi esterni, che lo porteranno alla fine del libro ad aver infranto quasi tutte, se non proprio tutte, le leggi che si era dato all’inizio.