Il corpo 2025, Laboratorio, Un libro tante scuole

Quello che si trova, cercando un corpo


Federica Di Piazza 4EL

Liceo Giordano Bruno  - Torino

Nome Scuola

Liceo Giordano Bruno 

Città Scuola

Torino

La prima volta che ho letto Stephen King avevo dodici anni, ero alle medie e mi sono lanciata in un romanzo di oltre settecento pagine: 22.11.63. A ripensarci ora mi viene da sorridere, è stata la mia prima vera esperienza con un libro così lungo, eppure non mi è mai parso pesante. Anzi, quelle pagine mi sono scivolate addosso, come se ne avessi bisogno. E da lì, ho capito: King è uno di quegli autori che ti restano dentro.
Il suo modo di raccontare le bruttezze della vita è diverso da tutti gli altri. Lo fa con una semplicità quasi disarmante, come se non ci fosse nulla da mascherare. Perché in fondo è vero, a volte le cose brutte succedono, fanno male, ma non sono rare. Sono parte della quotidianità. Ed è proprio la capacità di rendere l’eccezionale profondamente umano che mi colpisce ogni volta.
Con Il corpo, King è riuscito di nuovo a farmi innamorare dei suoi protagonisti. In particolare di Chris, che ho adorato in ogni sfumatura. Non è perfetto e forse proprio per questo mi è entrato nel cuore. Un ragazzo semplice, forse cresciuto troppo in fretta in un mondo che lo ha portato via troppo presto. Mi sembrava di conoscere davvero tutti i personaggi, come se avessi camminato accanto a loro lungo quei binari, nella ricerca assurda di un corpo, sì, ma soprattutto di se stessi.
La storia è ambientata negli anni ’60 e segue Gordie, Chris, Teddy e Vern, quattro ragazzi che partono per un viaggio alla ricerca del corpo di un loro coetaneo scomparso. Ma quello che trovano davvero è molto più profondo: la perdita dell’innocenza, le prime consapevolezze sul dolore, sull’ingiustizia, sull’amicizia e sulla fine. Ho inoltre apprezzato particolarmente la metascrittura che attraversa tutto il racconto. Gordie, ormai adulto e divenuto scrittore, narra tutta la vicenda inserendo anche tratti di altri suoi romanzi. Il Corpo, infatti, non è altro che il ricordo di un’estate, l’ultima, quella che ti cambia.
Ho letto questo racconto grazie al progetto “Un libro, tante scuole” del Salone Internazionale del Libro di Torino, il quale mi ha anche dato la possibilità di ascoltare L’ultima estate, una serie podcast realizzata dal Salone in collaborazione con Chora Media, scritta e raccontata da Valentina Farinaccio. È un progetto che riflette, partendo dal romanzo di Stephen King, sulla paura e sulle estati che segnano la fine di qualcosa e non poteva esserci cornice più adatta per Il corpo.
Nel primo episodio, lo scrittore e autore televisivo Carlo Lucarelli, noto per i suoi romanzi noir e per la conduzione di programmi come Blu notte, riflette sulla paura. Non la paura da film horror, ma quella reale: la paura di crescere, di cambiare, di restare soli. Dice una cosa che mi ha particolarmente colpito: “La paura è un modo per conoscere le cose, perché non ti lascia indifferente”. È vero. La paura ci costringe a guardare, ad ascoltare, a capire. È scomoda, ma rivelatrice.
Nel secondo episodio, invece, la giornalista culturale e scrittrice Loredana Lipperini parla della paura in modo diverso: per lei è il caos, ciò che sconvolge l’ordine delle cose, ciò che rompe l’abitudine e ciò che “non combacia con quello che ti aspetti”. Il suo intervento mi ha colpito perché guarda a Il corpo da una prospettiva nuova, più intima e biografica. Lipperini
conosce bene la vita di King e racconta come, in quasi tutti i suoi romanzi, la figura paterna sia sempre negativa o assente. Una ferita che si riflette nella sua scrittura e che in questo racconto prende forma nei personaggi fragili e spaesati, come Chris.
Spesso Stephen King viene classificato come scrittore horror, ma la verità è che le sue opere non rimangono attaccate a una sola etichetta. Sono molto di più. Raccontano la complessità della vita, i traumi sommersi, le piccole cose che ci segnano. Lo dimostra anche la prefazione scritta da Loredana Lipperini, grazie alla quale ho sentito il bisogno di scoprire di più, di leggere altri romanzi di King per ritrovare quei temi, quei fantasmi, quell’umanità così vera.
Tra tutte le frasi che mi porto via da questa lettura, ce n’è una che mi è rimasta impressa e non riesco più a dimenticare. Non solo per quello che dice, ma per come riesce a dire qualcosa che tutti, almeno una volta, abbiamo sentito:

“Le cose più importanti sono le cose più difficili da dire. Sono le cose di cui ti vergogni, perché le parole le sminuiscono – quelle cose che ti sembravano gigantesche, finché erano nella tua testa, le parole le rimpiccioliscono quando le tiri fuori, le riportano alle dimensioni originali. Ma non è solo questo il problema, no? Le cose più importanti stanno troppo vicine al punto in cui è sepolto il tuo cuore segreto, sono indizi su una mappa del tesoro che i tuoi nemici non vedono l’ora di rubare. E così capita di rivelare una storia dolorosa a qualcuno e quello ti guarda con aria strana, non capisce ciò che hai detto o si chiede perché ti sembrasse tanto importante da metterti quasi a piangere mentre la raccontavi. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando un segreto resta chiuso dentro non perché manca la voce per raccontarlo, ma perché mancano orecchie per capirlo.”

Per me Il corpo è questo, il tentativo di dire qualcosa di troppo grande, troppo vicino al cuore. Il dolore di sapere che certe cose, forse, non si potranno spiegare mai fino in fondo.È un racconto che parla di un’estate qualunque, ma che diventa l’estate che cambia tutto. Lucarelli, così come Loredana Lipperini, ricorda la sua ultima estate come quella tra la fine del liceo e l’inizio dell’università, un momento sospeso in cui tutto può ancora succedere. Un punto di rottura. Un prima e un dopo. Mi sono chiesta se per me non fosse stato lo stesso prima di iniziare il liceo, ma forse esiste un’ultima estate per ogni grande cambiamento del nostro percorso di vita. L’ultima estate da minorenne, l’ultima estate prima dell’università, l’ultima estate in cui non lavori, l’ultima estate prima di avere figli, l’ultima estate in vacanza con i tuoi figli.
Oppure forse c’è un’ultima estate decisiva. Una sola ultima estate che ti cambia per sempre. Non so quando quell’estate arriverà per me, se è già arrivata ma non ci ho ancora riflettuto, se è quella che sta per arrivare ma ancora non lo so. In ogni caso, spero che quando la riconoscerò avrò le parole e qualcuno pronto ad ascoltarle per raccontarla.

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