L'isola di Arturo 2022, Laboratorio, Un libro tante scuole

Ogni persona è un’isola nel mare della vita


Beatrice Esposto 4E I.I.S. G. Fortunato di Rionero in Vulture


« La fortuna non può impicciarsi con la miseria, così va la legge di natura! »
L’Isola d’Arturo è un romanzo di formazione della scrittrice Elsa Morante, pubblicato per la prima volta, nel 1957, dalla Casa Editrice Giulio Einaudi di Torino e ripubblicato recentemente dal Salone internazionale di Torino in occasione del progetto di lettura condivisa “Un libro tante scuole”.
L’autrice, Elsa Morante, è una delle figure più enigmatiche e, al tempo stesso, affascinanti della letteratura italiana del ‘900.
Scrittrice, saggista, poetessa e traduttrice italiana, nasce a Roma nel 1912; comincia a scrivere sin da giovanissima e, iniziando dalla stesura di filastrocche e fiabe per bambini, arriva a pubblicare importantissimi romanzi come « Menzogna e sortilegio », « La storia », « Aracoeli » e, per l’appunto, « L’Isola d’Arturo ». Durante la sua vita intrattiene rapporti di amicizia con molti letterati del tempo, uno fra tutti, Alberto Moravia, con cui sarà sposata per 26 anni. Muore d’infarto il 25 novembre del 1985.
L’Isola d’Arturo è un romanzo di formazione, cioè ci descrive l’evoluzione del protagonista dall’età infantile a quella adulta.
« Una speranza, a volte, indebolisce le coscienze, come un vizio. »
La storia inizia sull’Isola di Procida nel 1938.
Arturo Gerace è un bambino, orfano di madre, morta durante il parto. Il padre, invece, per motivi di lavoro, deve spesso lasciare l’isola e Arturo si ritrova quasi sempre da solo a inventare storie su di lui e i suoi viaggi e arriva, addirittura, a enfatizzare in chiave divina le sue visite.
Il bambino ha solo due amici: Immacolatella, il cane, e Silvestro, un bambino. Vive nel palazzo di famiglia, fonte di storie antiche, tradizioni e luogo isolato, in cui passa le sue giornate, caratterizzate da alcuni elementi ricorrenti: la mancanza di vestiti o cibo, le bevute di latte di capra, la lettura di storie cavalleresche e i sogni ad occhi aperti.
Dopo uno dei viaggi, il padre torna con la sua nuova sposa, una bambina-madre, Nunziata, che rappresenta la prima figura femminile nella vita di Arturo.
Infatti, fino a quel momento, non vi è stata la presenza di alcuna figura femminile nella sua vita, se non una foto sbiadita della madre a cui è molto legato. Per questo motivo l’arrivo di questa nuova figura rappresenta l’inizio della sua maturazione.
Arturo in questo momento prova sentimenti contrastanti: è geloso del fratellino appena nato, ma attratto profondamente dalla nuova madre, che però lo respinge e lo spinge a consolarsi nelle braccia di una vedova, Assunta, con cui scopre l’amore carnale.
La maturazione di Arturo lo porta a provare sentimenti di disillusione nei confronti del padre, che smette di venerare e della sua isola, che oramai rappresenta una prigione soffocante.
Arturo, così, decide di abbandonare Procida per partire verso la terra ferma.
« Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L’isola non si vedeva più. »

Da questo romanzo di formazione ma anche di riflessione sui grandi temi dell’esistenza umana, traspare il legame fra Elsa Morante e l’isola di Procida, che diventa lo scenario perfetto per rappresentare i cambiamenti del piccolo Arturo. È proprio l’isola e chi vi abita a condizionare la vita di Arturo.
Attraverso le parole della scrittrice seguiamo passo per passo la crescita del protagonista, che guarda il mondo che lo circonda con gli occhi di un bambino e cerca di comprenderlo a pieno.
La parte più toccante è quando, ormai sedicenne, Arturo si volta indietro con un velo di malinconia e non vede più la sua amata isola. Arturo non è più il bambino solitario, che esalta e fantastica su tutto ciò che lo circonda, ma è un adulto che cerca la propria libertà e che finalmente guarda ciò che lo circonda per ciò che è, disilluso e conscio che il suo mondo di bambino era ormai una mera illusione.

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