L’isola di Arturo è un romanzo di Elsa Morante. Leggendo questo romanzo il lettore viene trasportato in un altro mondo, il mondo che racchiude gli scenari di una fantastica Procida. È un romanzo intenso e commovente . Si ricerca in questo romanzo il sottile lembo tra l’etá infantile e quella adulta attraverso l’indagine del biennio di vita di Arturo il ragazzo guerriero con il nome di una stella . La narrazione subisce un blocco il giorno del sedicesimo compleanno del ragazzo il 5 dicembre, il giorno del non ritorno, il drastico approdo all’etá adulta quell’etá che Arturo non vedeva l’ora di raggiungere. Al termine del libro, si può leggere la dedica di Elsa Morante . “Quella, che tu credevi un piccolo punto della terra, fu tutto”: si riferisce a Procida, a quest’isola incantevole tanto da definirsi fatata .Ognuno di noi, quando era bambino, ha avuto il suo punto della terra che gli è parso un tutto. Il luogo degli innamoramenti, dei sorrisi spensierati, delle passeggiate. Arturo parla a noi stessi, a quelle sensazioni che abbiamo provato sulla nostra pelle; ci richiede uno sforzo di memoria, Durante la lettura ritornano nella testa della nostra età infantile ricordi, voci, profumi, cibi che non sono andati via, sono rimasti lì ,nel nostro cervello e non potranno mai uscire . Il narratore della vicenda è Arturo ormai adulto: il tempo viene filtrato dalle emozioni che nella sua selvaggia e solitaria infanzia appaiono fuori dalla Storia. Arturo conosce a pennello la Storia antica, quella fatta di battaglie, dinastie, di imperatori e condottieri. Subentrerà la componente storica quando nella parte finale del romanzo, Arturo scoprirà, dalla sua ex balia Silvestro, dell’imminente guerra che l’Italia è pronta a combattere. Finisce a questo punto l’isolamento procidiano e Arturo diventa adulto. Pertanto, apre gli occhi e non potrà più provare un’ammirazione incondizionata nei confronti del padre, paragonabile a un Dio. “La mia infanzia è come un paese felice, del quale lui è l’assoluto regnante!” scrive Arturo a proposito del padre. Agli occhi del figlio è un Icaro che cade negli abissi più profondi e la sua discesa genera in Arturo la perdita delle Certezze Assolute che avevano governato la sua infanzia, nella quale, aveva sempre pensato che ogni viaggio del padre fosse verso destinazioni esotiche “Mi pareva di trovarmi sperso allo sbaraglio in una reale bufera, senza più altro sostegno sotto i piedi che un orribile rollio” ricorda a distanza di un tempo infinito il narratore. Rappresenta, questo, l’ultimo atto del processo dentro il quale era stato catturato Arturo a partire dall’arrivo sull’isola di Nunziata. La valanga prende forma nella prima notte di nozze di Wilhelm Gerace, padre di Arturo, con la matrigna, quando sente un urlo “tenero, che trasformerà l’aspetto della giovane popolana napoletana . L’urlo funge da inconscio allarme per Arturo: la prima donna che entra nella Casa dei ragazzi rappresenta il simbolo di una rivoluzione del cuore del protagonista. Soltanto da quel momento comincia a provare sensazioni adulte che in precedenza non l’avevano mai sfiorato: dalla gelosia alla noia. Si spezza, dunque, l’incantesimo fatato di Procida e si avvicina il giorno dei saluti e della partenza. In tutto questo, Nunziata è l’oggetto dell’antipatia di Arturo e poi del suo primo innamoramento. Una relazione impossibile perché Nunziata è moglie di Wilhelm, sebbene abbia soltanto un paio d’anni in più di Arturo, ma, a differenza del marito, ha principi in cui crede, quelli religiosi, e non li rinnegherà mai. Arriva ragazza a Procida ma la sera stessa diventa donna: Nunziata è un personaggio semplice nella propria ignoranza, ma ha una coerenza che manca al padre di Arturo. Nonostante le mille traversie, nelle sue pupille c’è sempre “una specie di interrogazione fiduciosa” nei confronti di Arturo, per il quale prova un gran bene. L’uso dell’aggettivo nella Morante non è mai banale, spesso accosta aggettivi tipici per il mondo animale alle persone. Infine, tutti gli oggetti descritti fungono da amuleti. Emblematica in tal senso la stupenda descrizione della Casa dei guaglioni, un luogo mistico che da solo vale il prezzo de L’isola di Arturo. Ciò che mi ha colpito di questa narrazione é il racconto dell’isola come un luogo lontano dal mondo , ma soprattutto come viene descritto il periodo dell’adolescenza, forse la fase più difficile per un ragazzo nel corso della sua vita , il periodo dei litigi, il periodo delle mille incomprensioni e delle molteplici paranoie. Una corsa verso l’età adulta dalla quale non si ha poi via d’uscita ma solo voglia di un ritorno alla giovinezza . Tipico dell’adolescenza è il conflitto tra genitori e figli e questo forte amore di un figlio verso un padre che non viene altro che mitizzato per poi rivelarsi un falso idolo . Ultima cosa che mi ha colpita e non ultima per importanza le descrizioni del luogo, della casa natia dei ragazzi e del mare che racchiudono i sentimenti del protagonista.