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Uno specchio, un volto riflesso.
Catherine si osserva, non si riconosce, si spaventa, seguendo un climax ascendente di straniamento che la porterà all’annientamento totale di sé.
La giovane, in un tentativo disperato di provare l’esistenza di una propria e peculiare identità, controlla la fame, uno degli istinti primari dell’uomo.
La sua personalità è fortemente condizionata da due uomini opposti: Edgar Linton e Heathcliff.
Catherine risulta, quindi, scissa tra l’affetto fragile e subordinato alle condizioni sociali per il primo e la passione inebriante e totalizzante per il secondo.
Ella si priva volontariamente dell’amor proprio, annullandosi completamente in Heathcliff, diventando un tutt’uno con il giovane.
Forse è più semplice perdere sé stessi, piuttosto che riconoscere la propria unicità ed affrontare la propria sofferenza. È proprio questo il meccanismo adottato da Catherine, in un vano tentativo di celarsi nell’infanzia felice vissuta a Wuthering Heights.
Il processo della sua distruzione inizia con il trasferimento a Thrushcross Grange, dove la sua indole ribelle e dominatrice viene soggiogata.
Proprio a Thrushcross Grange, la giovane perde completamente sé stessa, nella speranza di soddisfare uno struggente sentimento di bisogno appartenenza nei confronti di Wuthering Heights, della brughiera, di Heathcliff, della propria gioventù e persino di sé stessa.