Cronache, Salone del Libro 2023

L’importanza della Memoria


Martina Fenos, Matilde Facchin

Liceo Grigoletti - Pordenone

“La gente è stufa di sentire parlare degli ebrei. Tra un po’ sui libri di storia sulla Shoah ci sarà solo una riga”. Con questa citazione di Liliana Segre, Sara D’Amario apre l’incontro dedicato al rapporto fra la memoria del passato e quella odierna. Protagonisti dell’evento sono stati Tatiana Bucci, deportata a Birkenau a 6 anni e sopravvissuta agli esperimenti del dottor Mengele, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, regista, attore, e scrittore, noto maggiormente per il suo ruolo in “La mafia uccide solo d’estate”. Presenti sul palco anche Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e Giorgio Valle, vicepresidente del Consiglio Regionale Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione. 

 

Parlare di memoria diventa oggigiorno sempre più complicato, soprattutto perché i testimoni sono sempre meno e gli adulti sembrano spesso indifferenti o disattenti nel tenere viva la memoria. Al contempo, i giovani, nei quali è riposta la fiducia per portare avanti il ricordo dell’Olocausto, potrebbero stufarsi di studiare una storia che percepiscono troppo “lontana” dalla loro realtà. Come possiamo sfuggire o contrastare l’oblio? La parola, secondo Tatiana, è il mezzo più efficace per poter tenere in vita quello che è stato. Dal 2004, assieme alla sorella Andra, testimonia, resistendo al pessimismo che pian piano avanza e che emerge anche dall’affermazione della Senatrice a vita Liliana Segre. Purtroppo è vero che i giovani non potranno essere portavoci effettivi, però possono certamente aprire una strada alla memoria e continuare a percorrerla grazie alle nuove possibilità che la tecnologia ci offre. 

Pif, dal canto suo, afferma che il problema del “dimenticare” sorge quando si ha a che fare con persone che sminuiscono l’accaduto, anche quando i testimoni sono ancora tra noi. La soluzione è essere radicali, estremi, prendere posizione, ma soprattutto raccontare veramente le storie dei protagonisti. Non possiamo descrivere una vicenda spersonalizzando chi l’ha vissuta, è necessario far conoscere le esperienze particolari. 

In particolare, continua Pif, comunicare ai giovani diventa ancora più difficile quando, come nel caso della mafia siciliana, essa non mostra più platealmente la propria violenza, manifestandosi così in forma diversa, per esempio entrando nei retroscena politici. Lo stesso accade con fascismo e nazismo: non possiamo pensare che siano capitoli chiusi, non esistono nella storia dei paragrafi che terminano veramente, tutto torna anche se in maniera differente.

Se arrivare ai giovani è ancora una sfida, parlare ai più piccoli si è dimostrato in realtà più semplice del previsto perché Tatiana spiega come i bambini vengano ingiustamente “protetti” da queste realtà poiché, al contrario, “capiscono molto più di quanto pensiamo”. Dimostrazione ne è l’edizione per l’infanzia “Il baule dei segreti”, nato in seguito alla pubblicazione nel 2019 di “Noi bambine ad Auschwitz”.

 

L’attenzione si è spostata in seguito sulle iniziative nate per promuovere la cittadinanza attiva su questo tema come “Il treno della memoria”, uno straordinario viaggio che si tiene 

nei luoghi della Memoria Europea. 

Tatiana si riferisce a questo tipo di esperienze in modo decisamente positivo, ritenendole fondamentali per tenere vivo il ricordo di ciò che è stato l’Olocausto. 

Tatiana aggiunge che in Italia, più che in altri luoghi, è necessario continuare ad organizzarle poiché, con suo grande rammarico, si sta diffondendo un progressivo tentativo di rimozione di ciò che è avvenuto durante la seconda guerra mondiale.  

Pif si dichiara completamente d’accordo con questa visione e aggiunge che non è un semplice tentativo di recente sviluppo, ma la situazione si protrae in questo modo da anni. I cosiddetti “nostalgici” lo sono di qualcosa che non conoscono pienamente e che si basa su semplici convinzioni comuni. “I treni arrivavano puntuali si…ma ad Auschwitz”. La verità è, prosegue Pif, che i nazisti sono colpevoli quanto i fascisti e il dibattito sulla questione della Shoah non dovrebbe appartenere né alla destra né alla sinistra politica. 

 

Entrambi concludono ribadendo l’importanza della testimonianza, della sua comprensione e dell’agire attivamente di conseguenza. L’obiettivo sarà raggiunto anche se solo un ragazzo tra tutti ha ascoltato. 

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