Un caloroso applauso ha accolto questo pomeriggio in Sala Granata, la giornalista e scrittrice Annalisa Camilli.
Partendo da un’analisi della condizione contemporanea del ruolo femminile all’interno delle testate giornalistiche, l’intervento si è sviluppato concentrandosi sui nomi delle prime donne impegnate attivamente in campo giornalistico e sulle loro storie. La relatrice ha messo in luce le difficoltà che le donne incontrano dal punto di vista professionale per la differenza di genere. Ancora oggi, sono gli uomini a ricoprire i ruoli dirigenziali di direttori e capo-redattori nelle redazioni dei quotidiani.
Annalisa Camilli, raccontando storie di donne che hanno fatto la storia del giornalismo, ha parlato della particolare ispirazione tratta da due figure del calibro di Matilde Serao e Tina Modotti.
Matilde Serao, fautrice convinta dell’importanza del giornalismo come mezzo di osservazione dei costumi della società, fu la prima donna a fondare un quotidiano: era Il Corriere di Roma. Successivamente inaugurò a Napoli i quotidiani Il Mattino e Il Giorno, insieme al marito. Il suo obiettivo rimase sempre quello di riferire e raccontare fatti ed eventi sociali che potessero avvicinare i lettori alla quotidianità. Con caparbietà dimostrò che non aveva nulla da invidiare ai suoi colleghi e di potersi dedicare a temi di politica e attualità tanto quanto alla cultura e allo spettacolo.
Contemporanea della Serao fu Tina Modotti, fotografa friulana che si trasferì in America quando era ancora giovane. Dopo un periodo negli USA, la Modotti decise di trasferirsi in Messico dove aderì alle posizioni del partito comunista locale. Durante l’esperienza nel paese latinoamericano, attraverso l’arte fotografica si impegnò nel far conoscere le tristi condizioni degli ultimi e dei più miseri in Messico. Il suo intento rimase sempre quello della sensibilizzazione e dell’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle sorti dei più umili.
Le storie di vita di entrambe le icone del mondo della comunicazione raccontano di un’eccellenza che non è un’eccezione. Semplicemente, le donne fanno più fatica ad emergere, perchè lottano quotidianamente con disparità non solo salariali rispetto al genere maschile. Sono ingiustamente chiamate, dalla società, a dimostrare di più per raggiungere lo stesso risultato di un collega.