Rivoluzione: una parola che lancia una sfida. Questo è il fulcro attorno al quale ruota la conversazione fra Luciana Castellina, politica, giornalista e scrittrice italiana, e il moderatore Christian Raimo, nell’incontro che si è tenuto venerdì 29 settembre presso l’ex Teatro Verdi.
Quando si fa una rivoluzione? Nel momento in cui il sistema in cui vivi ha bisogno di essere trasformato. Oggi il cambiamento sarebbe indispensabile, ma è sempre più diffusa la tendenza a non ammettere questo bisogno.
Il capitalismo è in crisi. Questo per Luciana Castellina è innegabile. Un compromesso non è più possibile e dunque per sopravvivere il capitalismo ha necessità di mutare. La rivoluzione, ormai più che urgente, non deve essere inerente al solo modo di sfruttare il capitale, ma anche a quello di produrre, di consumare e soprattutto di vivere, così da trasformare in realtà ciò che Marx aveva definito il “campare bene”.
Per raggiungere l’obiettivo, sostiene Luciana Castellina, è necessario concentrarsi anche sul processo che, partendo “dal basso”, potrebbe permettere di acquisire un maggiore potere: i giovani, infatti, non sono disinteressati alla politica come possono sembrare, ed è proprio da loro che deve partire il cambiamento. A testimonianza di ciò, nelle zone periferiche delle grandi città come Roma si trova la maggioranza dei giovani politicamente schierati e consapevoli della drammaticità di un cambiamento ormai necessario.
Una parte della vita di Luciana Castellina, cresciuta in un mondo prettamente maschilista, è stata dedicata anche al cosiddetto femminismo della differenza, una grandissima palestra di educazione politica. “Non c’è rivoluzione senza spargimento di sangue”, le parole di Lenin riecheggiano chiare nel discorso dell’intervistata. All’origine del femminismo, infatti, c’è il coraggio di una donna che si ribella, ma che, proprio per questo, paga caro la sua “disubbidienza”. Con un occhio all’attualità, Castellina conclude dicendo che la battaglia da portare avanti con maggior impegno è quella che permetterà finalmente alle donne di conciliare il lavoro con la famiglia.
L’arma fondamentale per la buona riuscita di tutti i traguardi citati da Castellina è, dunque, rinunciare ai beni materiali in favore della valorizzazione delle sensazioni e delle emozioni umane e perciò di quella humanitas che ci permette di leggere negli occhi degli altri. Il punto di partenza è questo: trasformare chi non ha mai avuto la possibilità di conoscere il senso civico in un soggetto attivo e partecipe alla vita cittadina.