Il ruolo della letteratura nella società viene spesso ritenuto più superficiale di quanto in realtà non sia: la capacità che ha di raccontare fatti comprovati fondendoli ad una parte emotiva la rende capace di “far toccare con mano al lettore il suo io interiore”. Lo ha affermato lo storico Walter Barberis, mediatore dell’incontro “I libri, materiale Resistente” tenutosi nel pomeriggio di giovedì 15 maggio al Salone del Libro di Torino.
Protagonisti dell’evento quattro scrittori che, tramite i loro libri, tutti editi Einaudi, hanno dato voce alla Resistenza partigiana femminile, in passato spesso sminuita o ignorata: Gabriele Pedullà con il libro Racconti della Resistenza europea, Michela Ponzani con Donne che resistono. Le Fosse Ardeatine dal massacro alla memoria 1944-2025, Antonella Tarpino con Liberi e ribelli. L’antifascismo come scelta esistenziale e, infine, Benedetta Tobagi con La Resistenza delle donne.
L’argomento che accomuna tutti e quattro i libri è la scelta, una scelta esistenziale ancor prima che politica, scelta che per le donne è risultata ancora più rischiosa a causa della mentalità sociale dell’epoca, che le voleva modelli dello stereotipo “angelo del focolare”, relegate in casa e obbligate a prendersi cura dell’ambiente domestico e della famiglia. Tuttavia, diventando crocerossine e aiutando i partigiani come staffette per la trasmissione di messaggi, sono state in grado di rovesciare l’idea che si era sempre avuta della “cura”, creando un nuovo ideale femminile sovversivo e non conforme.
Spesso i giovani di oggi hanno un atteggiamento di indifferenza verso il passato e verso il tempo e l’unico mezzo per invertire la rotta di questo processo di svalutazione dell’importanza della scelta che le donne partigiane hanno compiuto è la Memoria, come afferma Antonella Tarpino.
Oggi più che mai è importante rivalutare l’importanza di tutte le fonti, in particolare quelle orali, per non cedere ai sempre più numerosi tentativi di manipolazione del passato volti all’assoluzione di alcune delle colpe e alla cancellazione degli orrori del nazifascismo mascherandoli come legittime rappresaglie. Esemplificativi di questo alcuni discorsi fatti recentemente in politica.
Il saggio di Michela Ponzani mette in evidenza la dura battaglia che madri, mogli, figlie, sorelle delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine hanno intrapreso per ottenere il riconoscimento dei singoli corpi martoriati e una degna sepoltura, trasformando così il luogo della strage in un mausoleo necessario a mantenere vivo il Ricordo, non solo di quelle vittime, ma di tutte le vittime italiane cadute per permettere alla Resistenza di raggiungere i suoi obiettivi di libertà.
Ancora oggi si fatica a riconoscere l’importanza del contributo dato dalle donne italiane, sia per la Liberazione, patendo fame, freddo, violenza e stupri, sia per liberare loro stesse dal giogo di maschilismo e sessismo, che le definiva puttane solo per aver indossato pantaloni alle sfilate e aver lottato, fedeli alla patria, questo l’argomento che Benedetta Tobagi tratta nel capitolo “La tristezza della Liberazione” del suo saggio.
“Guarda che non basta cambiare la direzione del fucile per essere partigiano”, così afferma Fenoglio ne Le ventitré giornate di Alba (Einaudi), per essere partigiani bisogna vincere prima di tutto una lotta interiore, una battaglia che le donne hanno affrontato con coraggio e tenacia, resistendo ad un governo oppressivo e soverchiando i pregiudizi della società.