Cronache, Salone del Libro 2023

Io vado a scuola per imparare ad essere umano


Matilde Battaglia e Bechini Sofia

Liceo Vittorio Alfieri - Torino

Vi siete mai sentiti ascoltati dalle istituzioni scolastiche? I ragazzi di alcune scuole di Milano e di Torino hanno cercato di rispondere a questa domanda durante l’incontro Il diritto di essere fragili per la terza giornata del SalTo+ nell’Arena Bookstock. All’intervista hanno partecipato anche Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e autore dell’ultimo libro Figli del post narcisismo e Annalena Benini, giornalista e la prossima regista del Salone. L’attenzione è stata inizialmente posta sulla lettera scritta dai ragazzi del Liceo Berchet di Milano, nella quale gli studenti hanno dato voce al loro malessere psicologico, rendendola solidale e istigatrice al coraggio. Ma da questa lettera hanno ottenuto ascolto solo da una parte dei docenti o dallo stesso preside, che però ha affrontato una discussione non singolarmente, ma collettivamente, che non ha permesso il confronto individuale con quegli insegnanti che non hanno mai provato alcun tipo di empatia e di comprensione per i ragazzi. Dall’altra parte invece, le istituzioni ministeriali non hanno mai fatto nulla per attutire la competitività, che risulta uno dei maggiori problemi a livello scolastico. Anzi, i ragazzi intervistati affermano che le stesse scuole innescano un processo che favorisce chi ha i voti migliori con un premio in denaro. Gli studenti hanno inoltre portato avanti la richiesta di introdurre un maggior numero di figure specializzate in ambito psicologico. Invece gli adulti focalizzano la causa di questo malessere sul telefono, sul bullismo e sulla pandemia. Dal momento che queste richieste non vengono ascoltate, sempre più ragazzi cadono in disturbi mentali, mentre gli adulti continuano a negare l’esistenza di questi in quanto si sentono non meritevoli della colpa di questo disagio. In Italia non si poteva parlare di disturbi mentali perché considerati tabù. In un sistema scolastico narcisistico dove ci si concentrava molto sull’iper investimento dei propri ideali, gli adulti sono cresciuti con la convinzione che questo metodo di insegnamento sia impeccabile. Quindi quando un ragazzo non sta bene in un ambiente scolastico, il genitore dà la colpa esclusivamente al figlio, con la speranza che possa soffrire per la scuola quanto ha sofferto lui senza mai lamentarsi. Anche se la nuova generazione ha reso il tabù della fragilità meno imbarazzante da affrontare, tuttavia c’è ancora molta strada da fare, infatti i ragazzi molto spesso non chiedono aiuto ad uno psicologo scolastico per paura di essere giudicati da amici, genitori e insegnanti. Quindi la pandemia non è stata motrice di queste patologie, ma ha semplicemente velocizzato il processo.

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