Cronache, Internazionale Ferrara 2024

Intervista a E’ric Mukendi


Davide Favaretto e Alice Poerio

Liceo Ariosto - Ferrara

Lo scrittore francese, di origine congolese, Éric Mukendi ha presentato domenica 6 ottobre, durante il Festival Internazionale a Ferrara, il suo primo libro I miei due papà (E/O Edizioni, 2024) a Palazzo Naselli Crispi

Il libro è narrato dal punto di vista del protagonista Boris, quattordicenne congolese naturalizzato francese, che vive a Bondy, periferia a nord di Parigi, con lo zio Fulgence e sua moglie Béatrice. Gli zii sono una coppia etnicamente mista e la loro realtà familiare procede serenamente fino al ritorno del padre di Boris, che tutti credevano morto, il quale spezza l’equilibrio della famiglia causando dissapori tra i membri. Il romanzo si sviluppa con leggerezza, simpatia e dolcezza mentre si seguono le vicende di un ragazzo africano nella periferia francese; prima tra tutte le sfide adolescenziali che deve affrontare, c’è l’osteggiato amore verso  Hortense, una ricca borghese della Parigi bene, tenuta in gabbia da una famiglia oppressiva e conservatrice.

Durante il corso dell’intervista l’autore ha rivelato di aver scelto di narrare la storia, ispirata alla vita di un suo conoscente, dal punto di vista di un adolescente per poterla affrontare con ironia e leggerezza, rendendolo così un romanzo di formazione divertente e non un’opera pesantemente psicologica. 

Un tema centrale, sia nel romanzo che nell’incontro, è stato quello delle lingue, nello specifico il francese, che a seconda di chi parla può assumere un significato differente: il francese di Boris è “congolese”, popolare e non sofisticato a cui si contrappone quello impeccabile e raffinato di Hortense; questa differenza può portare a difficoltà nell’integrarsi e all’essere esclusi da chi parla un francese diverso, un problema che Boris capisce velocemente e a cui riesce ad adattarsi facilmente. L’abilità di adattarsi in un paese, una cultura e un mondo diverso dal proprio è un altro degli argomenti più importanti del romanzo, una capacità che l’autore, fuggito dal suo paese natale, per colpa delle violenze subite all’età di sette anni, condivide con il sagace protagonista del suo romanzo. Questa abilità tuttavia manca al padre: egli non riesce a “infilarsi” né in Francia né nella sua famiglia; infatti la sua presenza è causa di conflitti d’autorità tra le due figure paterne di Boris che porta ad uno sconvolgimento delle dinamiche quotidiane. 

Un messaggio che Mukendi vuole trasmettere al lettore tramite le parole del padre del protagonista è la visione sbagliata che si ha del colonialismo in Europa: a partire dai libri di scuola fino ad arrivare ai documentari si tende a giustificare questo fenomeno descrivendo le popolazioni sottomesse come selvagge e praticanti dello schiavismo verso i membri della loro stessa popolazione, oppure dicendo che il colonialismo alla fine dei conti non è stato così male poiché ha permesso ai paesi del terzo mondo di adattarsi alle nuove tecnologie; è importante capire però che la cultura dello schiavismo in quelle popolazioni non aveva niente a che fare con quello che sono stati costretti a subire i congolesi all’epoca, tant’è che come si legge nel libro “preferivano morire piuttosto che essere resi schiavi”.

Il finale del romanzo, per renderlo realistico e non una favola a lieto fine, resta molto aperto lasciando al lettore la possibilità di esprimere la sua opinione su un tema delicato come quello dell’immigrazione; il contrasto tra la legge, che il padre di Boris infrange essendo entrato in Francia senza permesso, e la morale, la volontà di stare accanto al figlio durante gli anni più importanti della sua vita, segna la conclusione del libro, lasciando nel cuore e nella testa del lettore un dibattito etico che “varia a seconda dell’orientamento politico della persona” come dice l’autore stesso.

Ciò che Éric Mukendi e il suo libro vogliono trasmettere è la capacità di un adolescente di formarsi mentre fa crescere anche gli adulti intorno a sé, quanto un adolescente sia in realtà consapevole dei problemi che vive il mondo e di come, grazie ad un percorso di maturazione, sia anche in grado di affrontarli superando gli ostacoli che la vita gli mette davanti.

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