Cronache, Pordenonelegge 2021

IL FUTURO A PORDENONE


Maria Nocent (Liceo M. Grigoletti)


Sabato 18 settembre 2021, la città di Pordenone ha il piacere di ospitare il premio Nobel per la letteratura 2017, Kazuo Ishiguro con il suo nuovo romanzo intitolato “Klara e il sole”. Una storia, spiega il presentatore Marco Balzano, che trascende i generi , condotta con uno stile vivace e articolato. L’originalità viene leggermente smorzata dal tema ricorrente nella produzione di Ishiguro: il futuro, un futuro incombente, che si può vedere sporgendosi dal davanzale. Infatti Klara, la protagonista e la voce narrante, è un robot all’avanguardia che tramite le sue abilità riesce ad alleviare la solitudine degli adolescenti, ormai incapaci di relazionarsi. La trama, salvo che per queste poche indicazioni, resta sfumata tra le parole e le profonde riflessioni dello scrittore.
Anche durante la conferenza, infatti, il tema sembra spostarsi proprio su questo futuro indeterminato. Circa un mese dopo la conclusione dell’ultimo romanzo, ad inizio 2020, l’autore si trova sconvolto assieme a tutto il mondo per lo scoppio dell’epidemia. Oltre alla riflessione che si fa giorno dopo giorno più profonda in ognuno di noi su come trovare in seguito alla ripartenza un’opportunità per affrontare nuovi problemi che affliggono il nostro mondo, Ishiguro si concentra sull’evoluzione della letteratura (e chi più esperto di lui, premio Nobel e amante dell’originalità?)
Libri, film, racconti hanno accompagnato il periodo di reclusione, ma solo come passatempo… la realtà principale però, è rimasta nella scienza, nei dati, nella politica. La condivisione di storie, con ogni mezzo, implica un profondo flusso di suggestioni, lasciando in secondo piano la “storia vera”; e in un mondo in cui lo scontro fra le due verità, quella scientifica e quella interiore, diventa sempre più forte, un’aggiunta di emozioni può avere ancora peso? Ishiguro non ha risposta.
“Klara e il sole” non è quindi stato contaminato dall’esperienza del Covid, (al contrario di “Osso” di Michele Serra) ma mostra comunque il tema della solitudine, che abbiamo conosciuto da vicino proprio in questi mesi. Secondo Ishiguro l’uomo è solo per natura, per la sua complessità psicologica che lo rende unico tra tutti gli altri uomini. Ci possiamo relazionare creando famiglie, amici, nazioni, squadre di calcio; ma solo quando viene il momento di tirare il calcio di rigore, ci rendiamo conto di quanto siamo soli. E quando siamo travolti da una perdita, realizziamo quanto siamo insostituibili, nonostante nel mondo del web siamo scomposti in algoritmi e pattern di preferenze.
“Doveva essere un libro per bambini, ma mia figlia diceva li avrebbe sconvolti” annuncia l’autore. Di solito in tutti i libri illustrati vi è un elemento che rimanda alla tristezza e alla pesantezza del mondo, come gli occhi di un qualche animale, ma senza troppo eliminare quel perfetto contesto fiabesco. Così nasce un profondo libro per adulti, che mantiene la delicatezza originale.
Il messaggio più forte è che si parla di una semplice distorsione del mondo reale in cui riusciamo abilmente a destreggiarci, forse a causa dell’importanza dei messaggi e delle domande entiche che vengono inserite nella narrazione, la fantascienza rimane al romanzo precedente “Non lasciarmi”. Non è un mettere in guardia dall’evoluzione (si dice perfino appassionato di novità nell’editing genetico), ma fare un focus sulle ripercussioni che questa ha, spingendo per una più forte consapevolezza di ciò che utilizziamo quotidianamente.

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