Cronache, Internazionale Ferrara 2022

I buoni e i cattivi


Laura Campus Zhukava, Chiara Zambonelli


Il 1° ottobre, presso il cinema Apollo, si è svolto l’incontro con Mohammed El Kurd, poeta ed attivista palestinese, Wafa Mustafa, una giornalista siriana, Oliver Roy, orientalista e politologo francese (durante l’incontro si concentra sul conflitto afghano) e Catherine Cornet, giornalista francese che ha intervistato i partecipanti. 

Durante l’evento intitolato “I buoni e i cattivi” si è discusso di come lo scoppio della guerra in Ucraina cambi anche la nostra percezione delle guerre del Medio Oriente. 

Afghanistan, Siria e Palestina, dopo anni di conflitti, vengono automaticamente associati alla guerra. Gli ospiti si sono occupati di come parlare di questi Paesi quando sembra che sia già stato detto tutto. 

“L’Afghanistan è il modello tipico di guerra infinita”, ha dichiarato  Roy. In Afghanistan, avviene lo scontro tra due schieramenti nati durante l’invasione sovietica: mujaheddin e i talebani. Nel conflitto che dura ormai da quarantacinque anni, di cui raramente sentiamo le notizie, non si distinguono più i “buoni dai cattivi”. Non è possibile collocare lo scontro in Afghanistan in un quadro politico chiaro. 

In Siria, invece, dice Mustafa, non c’è semplicemente una guerra civile: “È una guerra contro i civili.” 

Wafa Mustafa si è trasferita a Berlino dopo essere stata costretta a fuggire dal regime di Assad. Ha partecipato con suo padre alla rivoluzione pacifica nel 2011, che è stata repressa in modo violento dal governo al fine di scatenare una guerra civile. Nel 2013. durante le proteste contro il regime, il padre di Mustafa è stato trascinato via dal suo appartamento a Damasco dalle autorità armate e da quel momento non si sono più avute sue notizie. 

Il regime di Assad ha iniziato a diffondere informazioni false su una delle più grandi proteste nella capitale Damasco. Il canale televisivo ufficiale di regime ha passato la notizia come una celebrazione per Dio, un rito di  ringraziamento per la pioggia. 

I media internazionali hanno invece riferito che il governo stava combattendo i terroristi. “Dovevo convincere le persone che mio padre non è un terrorista. È sceso in strada solo per dire che meritavamo qualcosa di meglio. Non consentirò di privarmi di quello che mio padre gridava, cantava con altra gente per strada.”

“Non esistono persone senza voce, ma vengono messe a tacere o non sono ascoltate”, dice Mustafa. 

La giornalista ha partecipato in protesta davanti al tribunale di Coblenza: si è accampata all’esterno del tribunale con accanto a lei le foto dei siriani detenuti o scomparsi. “All’inizio sembrava che non esistessi, ma dopo il primo giorno i passanti hanno iniziato a farmi le domande.”

L’esperienza degli ucraini è simile a quella siriana per la propaganda contro i civili. Nel caso del popolo ucraino però la propaganda russa ha fallito. “L’Ucraina non è diversa, anche loro sono le vittime,” dice la giornalista. Dopo la  rivoluzione del 2014 sono riusciti a guadagnarsi l’indipendenza dalla Russia, diventando un paese democratico. Tutti i rifugiati meritano di essere trattati come uomini, indipendetemente dalla loro origine. “Tutti noi stiamo fuggendo dall’oppressione, non solo dalle bombe. Non vuol dire che gli ucraini debbano essere trattati nello stesso modo brutale come i rifugiati del Medio Oriente. Dobbiamo chiedere lo stesso rispetto per tutti, non lo stesso dolore.”

Mohammed El Kurd si occupa di informare il pubblico sulla questione palestinese: si tratta del conflitto tra Israele e lo stato di Palestina, che ha origini storiche lontane. Attraverso i social, interviste e partecipazioni agli eventi come Il Festival di Internazionale, El Kurd diffonde le testimonianze del conflitto.  

All’incontro, racconta la storia recente del bambino palestinese di 7 anni, morto di paura per essere stato perseguitato dalle truppe israeliane.

Diffondere le informazioni e le testimonianze dei palestinesi non era uno sforzo individuale, ma di moltissime persone, che attraverso i social portavano il loro messaggio. “Io direi, nonostante i social: Meta ha tentato di silenziare le voci palestinesi, togliendo gli immagini di proteste e manifestazioni” 

Uno dei temi trattati durante l’evento è stato il fenomeno della “vittima perfetta”. Come spiega Mohammed El Kurd, che a 12 anni lo è stato, è un effetto facile da ottenere con un individuo fragile, spesso un bambino, che non prova sentimenti negativi verso l’oppressore. El Kurd racconta come i bambini palestinesi vengano addestrati fin da piccoli a suscitare compassione nelle persone, che fanno parte di agenzie internazionali. Ciò non poteva essere fatto da un adulto, perché la mistificazione sarebbe stata troppo palese.

Un esempio della cosiddetta “vittima perfetta” a cui si riferisce El Kurd è Shireen Abu Akleh, uccisa l’11 maggio 2022 dalle forze armate israeliane a colpi di pistola. Gli articoli pubblicati dai giornalisti americani ed europei non hanno menzionato il modo in cui è morta, aspettando la conferma dal governo israeliano, mentre ignoravano le testimonianze dei giornalisti palestinesi che avevano assistito alla scena. “Bisogna fare una rivalutazione della stampa mainstream,” dice El Kurd. 

Per la comunità occidentale esistono solamente le “vittime perfette”. Si crea la “concorrenza nel vittimismo” che consiste nella divulgazione di attenuanti, che fanno apparire l’avversario peggiore di quello che in realtà è. Le testate giornalistiche preferiscono mostrare solo le “vittime perfette” per assumere il ruolo del “difensore”. Tra l’altro, tale scelta è razzista perché vengono presi in considerazione solo i popoli giudicati “civilizzati”, come per esempio l’Ucraina.

“Le potenze occidentali in Medio Oriente non hanno mai agito per liberare il territorio,” dice Roy. Nel caso dell’Ucraina, che è uno stato democratico, con un aspetto europeo e l’esercito che ubbidisce alla volontà della popolazione, è facile sostenerla. 

L’argomento di cui ha parlato ognuno dei partecipanti riguarda l’utilizzo di social media come strumento di propaganda, un fenomeno moderno. Attualmente si chiede alle autorità di intervenire e regolamentare l’uso di questi mezzi di comunicazione, soprattutto a livello individuale per non aumentare la propaganda e imporre l’autolimitazione psicologica. 

 

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