Cronache, Mi prendo il mondo 2025

Corpi che si prendono il mondo


Clara Dall'Aglio

Direzione Futura - Parma

“Non possiamo parlare di sport senza parlare di corpi, corpi che si muovono, che entrano nella società e diventano identità politiche”.

L’autrice Nadeesha Uyangoda, in dialogo con la Direzione Futura la mattina di venerdì 24 gennaio, ci ricorda che lo sport è cultura perché dalle sue origini, nel tardo Ottocento, alla sua odierna popolarizzazione ha messo al centro le persone, e quindi ha riguardato l’intera società. Ormai “lo sport è un carnevale, una festa collettiva”, si racconta come un momento di estrema realizzazione del merito, in cui, carichi di tutti gli sforzi dei loro allenamenti, gli atleti possono finalmente tagliare la linea del traguardo trionfalmente.

Ma guardando solo al successo, spesso non consideriamo la linea di partenza, che non è mai solo una, ma sono tante. Le persone e i corpi che attraversano il mondo dello sport lo fanno condizionate dal genere, dalla classe, dalla razza: ci sono sport “da maschi” e sport “da femmine”, ci sono sport più costosi di altri e in tutti “spesso le persone nere sono esaltate per il fisico, un po’ meno per il loro intelletto”, considera Uyangoda.

Se lo sport è campo di tante vittorie personali, lo è anche di molti fallimenti per la società, quando il tifo e i “cori da stadio” continuano a perpetrare antiziganismo (il pregiudizio contro le persone rom), antisemetismo e razzismo. Questo fa sì che in Italia le persone nere che praticano sport sono sempre chiamate a rappresentare al meglio il paese e, ad ogni loro passo, meritarsi l’italianità, come dimostra ad esempio il trattamento mediatico di ogni azione della pallavolista Paola Egonu. 

Lo sport, insomma, come le persone e i corpi che lo esercitano, può essere molte cose. Dallo strumento di potere, di oppressione, può però diventare anche mezzo per la liberazione, per l’autodeterminazione delle minoranze, per la rottura con canoni estetici vigenti e l’affermazione di una nuova idea di corpo bello.

Portando allora i corpi, la loro pluralità e i loro cambiamenti, attraverso lo sport possiamo prenderci la nostra fetta di mondo.

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