Città.
Città abbandonate e città sovraffollate. Città antiche e città moderne. Città green e città inquinate. “Città” è il titolo dell’evento di sabato 30 settembre, uno dei trenta incontri ideati per celebrare i trent’anni di Internazionale. Questo termine, all’apparenza così comune e scontato, in realtà cela molte sfumature diverse: è l’architetto bolognese Mario Cucinella a sostenere la tesi che “città” sia un’espressione così sfaccettata.
Città è simbolo di modernità. Nonostante la definizione, il concetto di centro abitato è molto antico: ne parlavano già i popoli del passato, anche se non sempre con accezione positiva. Basti pensare all’episodio biblico della “Torre di Babele”, che, considerata all’epoca una costruzione innovativa ma allo stesso tempo troppo pretenziosa, è il simbolo della tracotanza degli uomini verso il Regno dei Cieli e Dio stesso.
Città è la stratificazione di edifici diversi. Non solo costruzioni: mercati, parchi, piazze e spazi pubblici sono ciò che rendono una città tale. Sono luoghi di scambio e di confronto di idee, che danno la possibilità ai loro abitanti di discutere e di stare insieme.
Città è un percorso di contaminazione. Questa conferisce bellezza ai luoghi in cui viviamo ed è dovuta all’ispirazione che gli architetti prendono gli uni dagli altri. Cucinella afferma che viene data troppa fiducia agli architetti, i quali “hanno l’arroganza di sedersi a un tavolo e progettare le città”: secondo lui, immaginare centri abitati va ben oltre le facoltà degli architetti, che non furono mai progettisti di città storiche.
Ma se vogliamo rendere le città motivo di orgoglio per i loro abitanti, accompagnare le trasformazioni un passo alla volta è la soluzione. “Chiediamo agli altri di fare qualcosa, ma noi cosa siamo disposti a fare?”