L’ultimo incontro del Festival di Internazionale si è tenuto nella sala tre del Cinema Apollo alle diciotto di domenica 3 ottobre 2021 con un dibattito riguardante terre che la maggior parte di noi nemmeno conosce. Cemento, questo il titolo dell’evento a cura di Mondoascolti, rassegna di audiodocumentari gestita da Jonathan Zenti, è anche il titolo del podcast presentato dagli autori Angelo Zinna ed Eleonora Sacco. Il progetto guarda a Oriente con una particolare attenzione ai paesi dell’ex Unione Sovietica ed è riuscito a far appassionare l’ascoltatore per quella parte di mondo che “la stampa occidentale tende sempre a demonizzare, anziché cercarne gli aspetti più positivi”, come afferma la stessa Eleonora Sacco. I due giovanissimi autori, nati dopo la caduta del muro di Berlino e lontani dalla realtà dei paesi dell’Est, si sono appassionati alle storie di luoghi tenuti da parte o dimenticati dall’Europa. L’obiettivo del podcast quindi è raccontare gli stati dell’ex Unione Sovietica dopo la caduta del muro di Berlino dal punto di vista di chi non l’ha vissuto.
“Non abbiamo avuto una relazione personale con questo mondo: vivendo dopo la Cortina di ferro non abbiamo potuto fare paragoni con la realtà precedente agli anni Novanta, ma c’erano comunque molte storie che valeva la pena di raccontare” prosegue Eleonora Sacco. Queste storie hanno ottenuto una notevole risonanza mediatica, superiore alle attese degli autori, a conferma che il podcast sta lentamente prendendo piede come forma di comunicazione efficace e facilmente accessibile.
Il podcast è un mezzo di comunicazione innovativo, a volte sottovalutato in quanto privo di una parte visiva, ma Sacco e Zinna hanno spiegato come una faccia visual sia estremamente importante, concernente la grafica, le foto di copertina e il design degli episodi. Ma il podcast permette di connettere profondamente l’autore al suo pubblico, avvicinandoli esclusivamente con la forza delle parole le quali sembrano avere un peso maggiore senza le distrazioni di immagini e video. Soffermarsi sull’ascolto, concentrando l’attenzione sulla voce, permette di carpire la profondità della narrazione.
Cemento, nato nel 2019, ha concluso tre stagioni e una quarta è in arrivo. Il titolo rimanda alle case popolari russe degli anni ’50, diventate poi simbolo del socialismo sovietico, volute dall’allora presidente Nikita Krusciov e per questo chiamate “krusciovke”. Imponenti edifici a cinque o sei piani, con appartamenti piccoli, furono costruite per sopperire alla crisi immobiliare del dopoguerra e furono simbolo del progresso, essendo destinate a famiglie che altrimenti avrebbero continuato a vivere nelle kommunalke, condividendo bagni e cucina, sopportando condizioni igieniche precarie. Il titolo serve quindi a richiamare alla mente l’idea tipicamente occidentale dei paesi un tempo appartenenti all’URSS, vaste pianure occupate da sterminati e sterili blocchi grigi descritti in agghiaccianti racconti distopici della portata di 1984. Un’idea stereotipata che è il perfetto punto di partenza per smantellare con intelligenza e passione i tanti luoghi comuni che affollano l’immaginario collettivo. Eleonora Sacco e Angelo Zinna hanno dunque deciso di proporre al pubblico un canale di approfondimento più solido dei pochi racconti o reportage che provengono dall’Est, viaggiando di persona in tutti i paesi di cui poi avrebbero raccontato la vita e rivelando una parte di mondo che prima non era possibile conoscere. Si tratta di storie di tutti i tipi, da alcuni aspetti assurdi del totalitarismo del Turkmenistan alla passione dei Georgiani per la musica italiana anni ‘80. Il punto forte del progetto rimangono i due autori, la cui complicità e sensibilità accompagnano l’ascoltatore in questo viaggio attraverso i paesi dell’ex Unione Sovietica.
Eleonora, “oltre a non avere l’R moscia”, scherza Angelo, ha sicuramente “un’empatia fuori dal comune e un’ampia conoscenza dell’Est che riesce a trasmettere con facilità grazie alla sua conoscenza della lingua”, mentre Angelo ha “una vera dote in termini di ironia e capacità di procurarsi notizie improbabili e al tempo stesso di spessore”. La chimica tra i due ragazzi li ha portati a condividere un approccio che valorizza i paesi visitati tramite l’esperienza sul campo e il ritratto dell’imponente varietà umana che si ha l’occasione di conoscere attraverso numerose interviste agli abitanti . Nonostante il podcast non sia di stampo politico, è essenziale far comprendere al pubblico che l’Est non è un blocco monolitico dissociato dalla realtà.
“Purtroppo l’Europa guarda alla Russia come un inferno e un nemico, ma c’è molto di più” dice Angelo Zinna, “occorre trovare l’eredità positiva dell’Unione Sovietica e trasmetterla a quante più persone possibili”. Per questo motivo, gli autori analizzano gli aspetti più oscuri dei vari stati, ma anche gli aspetti più luminosi, tra cui viene evidenziato lo straordinario senso di comunità della popolazione, capace di farti sentire a casa. Perché anche da luoghi lontani possiamo scoprire storie che ci cambiano per sempre.