Cronache, Salone del Libro 2024

Carlo Lucarelli e Marco Maisano: il male esiste


Matteo Maestri

Liceo Classico Vittorio Alfieri - Torino

Carlo Lucarelli, una delle figure più importanti nel mondo del “true crime”, arriva alla Sala Azzurra del Salone insieme al collega Marco Maisano per parlare del male comune e delle sue radici. I due iniziano proprio dal concetto di “male biologico”, affermando che questo non venga riconosciuto dalla società, la quale spesso attribuisce la causa di stragi e omicidi a “raptus”, idea nella quale lo scrittore emiliano non crede, poiché è sicuro che queste tragedie siano causate dall’esplosione di un disagio, causato da un ambiente difficile, da una condizione medica o proprio nella difficoltà di integrarsi nella società. Per spiegare ciò prendono come esempio i casi degli autori di due delle stragi americane scolastiche più conosciute, ovvero Charles Whitman e il giovane Adam Lanza, spiegando che nel corpo del primo fu trovato un tumore che spingeva sull’amigdala, causando la perdita di empatia, mentre il ragazzo aveva un principio di autismo ed era ossessionato dalla madre iperprotettiva. Viene trattato anche il tema della mascolinità, spiegando come la società spesso sia superficiale davanti a comportamenti violenti dell’infanzia, definendoli “cose da maschi” e andando addirittura a criticare i bambini più tranquilli ed educati, senza rendersi conto che da adulti, quei bambini violenti possano far sfociare i loro comportamenti primordiali in veri e propri reati. Collegandosi a questo, i due speaker parlano dell’importanza nel mondo del crimine di parole come “stalker” o “ femminicidio”, andando a differenziare questo dalla semplice uccisione di una donna, poiché un femminicidio è commesso quando si uccide una donna perché è donna. Maisano afferma però che, sebbene rifiutiamo il male, lo andiamo poi a cercare, facendo l’esempio della serie su Jeffrey Dahmer, rimasta in testa alle classifiche di Netflix per mesi: Lucarelli, prendendo come esempio le crude riviste di cronaca nera degli anni ‘40 e ‘50, spiega che il male ci affascina da sempre e ci piace ancora di più se è raccontato bene. Spiega infatti che la formula del “giallo” funziona sempre, poiché al pubblico interessa un argomento raccontato in modo enigmatico e che fa scaturire paura, essendo questa un’ emozione che ti colpisce forte, ma allo stesso tempo ti fa comprendere le cose meglio. Lucarelli sottolinea però l’importanza del “perché” nel raccontare fatti di cronaca, poiché è inaccettabile che un fatto venga raccontato solo perché “il sangue attira”.

I due, a seguito di una domanda del pubblico, concludono che, grazie a carceri e cliniche, la riabilitazione dal male è possibile, ma la società dovrebbe imparare ad accorgersi di questi disagi, per prevenirli da subito.

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