16 maggio 2025, Cronache, Salone del Libro 2025

Bisogna godersi la felicità, che è rara


Matteo Zoggia, Mia Zucchi

Liceo classico Vittorio Alfieri - Torino

Al Salone del Libro di quest’anno, Ornella Vanoni arriva senza maschere. A 90 anni suonati, si presenta con quella forza disarmante che solo chi ha vissuto tutto – nel bene e nel male – può avere. Porta con sé un libro scritto con Pacifico, Vincente o perdente, e già dal titolo si capisce che non c’è spazio per i compromessi. Nessun punto di domanda: la vita non si giudica, si attraversa. A volte da vincente, altre da perdente. E va bene così.
Il libro non è la solita autobiografia in ordine cronologico. È piuttosto un racconto emotivo, un ritorno alle emozioni più forti e spesso più difficili da nominare. Al centro, la malinconia: “una sensazione affascinante, basta tenerla sotto controllo. Non deve scivolare nella tristezza”, dice Vanoni. E lo dice con la stessa grazia con cui canta.
Nel libro, ma anche nella vita, Ornella non edulcora niente: amore, depressione, morte, musica. Tutto si tiene insieme, senza vergogna e senza retorica. Parla con la stessa naturalezza di psicofarmaci (“Guai a non prenderli!”) e del suo rapporto con il palco, che chiama casa.
Poi c’è l’amore, quello che non si deve trattenere: “Se senti un’attrazione, buttati. La paura non fa per me, la cautela non mi assomiglia”. Parole che suonano come una sveglia per chi ama con prudenza e vive con il freno a mano tirato.
E i ragazzi? Per lei sono vita, cura, una specie di medicina. Parlarci, ascoltarli, approfondire… è come “farsi iniezioni di Samir” – una battuta affettuosa verso uno dei giovani intervistatori. “Il mondo per loro è più difficile oggi”, aggiunge, ma è proprio con loro che si sente ancora parte viva di qualcosa.
Tra le righe del libro c’è spazio anche per l’ironia, qualche risata inaspettata, e ci fa sapere ancora del suo amore per Ondina, il suo cane, protagonista mancata (per ora) di un prossimo libro.
Vincente o perdente è più di un titolo: è un modo di stare al mondo. Un bilancio senza fronzoli, un invito ad avere il coraggio di essere sinceri. Anche quando fa male. Anche quando si è fragili. Ornella lo ha fatto. Fino all’ultimo concerto, quello alle Terme di Caracalla. Fino all’ultima nota, vissuta come fosse la prima

7 commenti

    1. Un articolo molto bello, delicato e significativo, che offre un profilo di un’artista unica, originale, importante non solamente per la musica italiana.

  1. Bravi gli studenti dell’Alfieri ad essere riusciti in poche parole a rappresentare le diverse sfaccettature di una persona davvero eccezionale come Ornella Vanoni, che ha ancora tanto da insegnare a tutti noi mostrando con coraggio sul palco la parte più autentica di se stessa.

  2. Ho letto con piacere questo articolo che, sincero e scorrevole, spiega con garbo gli aspetti principali del libro. Ho apprezzato molto come i giovanissimi autori abbiano colto il senso della vita nelle parole scritte da una novantenne.

  3. Un bell’articolo, sobrio e ben scritto che dimostra un equilibrio ed una maturità non così scontata per due giovani liceali! Bravi

  4. Invidio io a questi giovani la scioltezza del loro modo di esprimersi ed insieme l’acutezza l’intelligenza con cui hanno colto lo stile le caratteristiche del personaggio. Francamente mi hanno fatto venire voglia di leggere il libro e mi hanno acceso vero interesse per una cantante che ho sempre ammirato come cantante ma chissà perché non mi ha mai fatto simpatia. Ed ora mi piacerebbe sapere di più sulla sua vita. Le sue paure i suoi eccessi le sue contraddizioni. Le sue gioie le due aspirazioni

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