Il puer Siciliae, lo stupor mundi della letteratura italiana, quest’anno avrebbe compiuto 100 anni. In questa occasione, si sono riuniti sul palco dell’Auditorium al Salone del Libro per raccontarcelo attraverso i loro occhi: Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Antonio Franchini, Antonio Manzini, Vanessa Roghi e Chiara Valerio.
Maestro di scuola e di vita, questo è il ritratto dato da Antonio Manzini, autore della prefazione di “La forma dell’acqua”. Nella lettera introduttiva, Camilleri non solo è presentato come un amico con cui condividere una pizza o quei testi che passeranno alla storia, ma anche una persona modesta e inizialmente ignara del successo che avrebbe riscosso.
Invece le sue opere sono passate di mano in mano dalla Sicilia fino alle montagne del Piemonte, dove un giovane Alessandro Barbero trascorreva i pomeriggi d’estate ad ascoltare le sue “Interviste impossibili”: colloqui irrealizzabili in cui i più grandi letterati contemporanei dialogano con personaggi storici appartenenti a epoche precedenti. Difatti, l’autore di “La concessione del telefono” è stato un genio poliedrico, facendosi strada tra la scrittura e la sceneggiatura percorrendo anche la regia e la drammaturgia. Da ciò ne è rimasta ammaliata Vanessa Roghi, che ha potuto confrontarsi con lui sulla realizzazione di un copione e apprendere da questa esperienza il suo metodo di lavoro: infatti, Camilleri riusciva a far entrare le persone nel suo vissuto così come lui stesso entrava nei documenti storici. Un metodo, secondo Luciano Canfora, quasi manzoniano: capace di valorizzare eventi ritenuti marginali e “come l’orco della fiaba” di “ricercare l’odore umano” e di “riportarlo nei suoi testi”.