Le relazioni umane sono come piante da vaso, quelle che acquistiamo per abbellire la cucina, il soggiorno, il terrazzo: dopo un po’ smettiamo di credere abbiano bisogno di cure.
Amare è una questione di dedizione, di impegno, di crescita. È qualcosa che si impara a fare. Ce lo spiega chiaramente Victoire Tuaillon nel suo podcast, e omonimo libro, Il cuore scoperto, e oggi, 17 maggio, la sua voce si intreccia a quella di Maura Gancitano, scrittrice, opinionista e autrice di Erotica dei sentimenti, per parlare di cosa significhi amare nel ventunesimo secolo.
Ma in cosa consiste l’educazione sentimentale? O meglio, in cosa dovrebbe consistere? Maura Gancitano sottolinea la necessità di andare oltre quelle che sono le lezioni frontali, educare all’affettività dovrebbe significare accompagnare l’altro nel proprio percorso di crescita, di fioritura, aiutarlo a porsi domande e non trovare le risposte al suo posto.
Quello di accompagnatrice è un ruolo che spetterebbe alla società, una società, tuttavia, che non si vede, non si riconosce per ciò che è, che non ammette di essere razzista anche quando il privilegio bianco è piuttosto palese, cultrice di miti che, tutt’oggi, sono alla base di sovrastrutture e pregiudizi a cui dobbiamo pensare come formelle dentro le quali si pretende ci si incastri. Sono indizi che Tuaillon e Gancitano seminano, man mano i loro discorsi prendono forma, in un lungo indice su una società controversa.
Prima di parlare di relazioni, di educazione all’affettività, bisogna scontrarsi con quella che è la realtà, con i tasselli che la compongono. L’amore, difatti, come spiega Maura Gancitano, è un sentimento, è un’idea di cosa proviamo. Non può esistere rapporto senza introspezione, senza riconoscimento ed esplorazione della propria individualità. Se non valorizziamo il singolo, le relazioni perdono di equilibrio. È proprio la ricerca ciò su cui noi del gruppo di lettura del bookstock ci siamo focalizzati in questi prima giorni di Salone: abbiamo invitato gli ospiti a compilare una serie di bigliettini, in forma anonima, e riportare complimenti fatti e\o ricevuti considerati appropriati, complimenti fatti e\o ricevuti inappropriati e miti sull’amore.
I dati raccolti sono stati motivo di dibattito nel corso dell’intervista. Abbiamo chiesto a Tuaillon di commentare il tipico “il sesso è la cosa più importante in una relazione”, a Gancitano “l’amore non è bello se non è litigarello”, entrambe sfociano nel parlare di potere: –l’uomo crede che il sesso sia un suo diritto, molto spesso la donna si sente obbligata a soddisfarlo- asserisce Tuaillon, –le relazioni sono un questione di potere, quando il potere viene negoziato, allora la relazione può considerarsi bilanciata, quando il potere è esercitato in maniera unidirezionale parliamo di abuso-, spiega Gancitano.
Conclusione? Nel momento in cui realizziamo che un rapporto non è un unicum, ma che si basa comunque su due cuori, due menti, due pensieri diversi, facciamo quel passo in più.
La chiave? La comunicazione.
“…per l’uomo ascoltare, immedesimarsi nell’altro risulta complesso” commenta la delegata dell’associazione Vanvera che ha preso parte al dialogo intrattenuto con Tuaillon e Gancitano.
Comunicare, immedesimarsi, ci consentono di empatizzare, di distinguere quella sottile linea di confine tra un commento inappropriato e un complimento, e di conseguenza capire l’altro, sul serio, davvero.
L’amore è chimerico, cambia forma, è diverso di persona in persona, è una questione politica, come lo definisce Tuaillon, è comprensione, è identificazione.
Amare significa andare a fondo, è per farlo, bisogna spogliarsi, scendere a patti con le proprie vulnerabilità e insicurezze, accettare aiuto, rimuginare, bisogna andare in giro con il cuore scoperto.