Adotta uno scrittore, Adotta uno scrittore 2023, Laboratorio

Insieme per sognare, esplorare il mistero, combattere il male.


Classe Quarta A manutentori

IIS Plana - Torino

Nella cella spoglia di un carcere tetro
un uomo SOGNA di volare lontano
libero dalle ombre del suo destino
dalle sbarre grigie della sua prigione.
Il MISTERO lo avvolge come un velo,
lo opprime, lo ingabbia dentro il suo respiro
e il MALE lo assale e corrode come un demone,
lo tormenta in mille modi e lo distrugge.
Eppure un barlume, un raggio di speranza
illumina il suo cuore e la sua mente
quasi una fiamma che lo spinge a lottare
a resistere, a non arrendersi mai!
Così ogni notte quando il silenzio regna
sovrano, l’uomo si aggrappa ai suoi sogni,
cerca la forza per non ricadere
e con la sua anima spezza le catene.
Abbiamo composto questa poesia al termine del percorso che ci ha portati per tre volte in carcere, per incontrare gli studenti ristretti della libertà personale che scontano le loro pene nel Carcere Lorusso & Cutugno di Torino e per condividere emozioni e riflessioni insieme ad Alessandro Zaccuri, autore del libro “Come non letto”. Il testo  parla di 10 grandi classici della letteratura, fra cui il Don Chisciotte di Cervantes, Moby Dick di Melville, Dracula di Stoker, che hanno ancora molto da dire agli uomini ed alle donne del 2023. Durante i tre incontri, si è parlato di SOGNO (a partire da Don Chisciotte), di MISTERO (a partire da Moby Dick) e di MALE (a partire da Dracula).
Nel laboratorio di falegnameria, seduti in cerchio vicini studenti della 4A manutentori e studenti detenuti, abbiamo ascoltato, parlato, pensato, ci siamo emozionati e commossi.
Ciascuno di noi ha voluto  scrivere qui sotto un dialogo, un aneddoto, un pensiero.

MIRKO: Il 25 marzo abbiamo avuto la possibilità di iniziare questo percorso veramente unico in un carcere, la Casa Circondariale Lorusso&Cutugno di Torino.

TOMMASO: Appena entrato in carcere mi sono sentito chiuso, soffocato e per niente tranquillo.

ANDREA: Stare fermi nell’ingresso fra due cancelli blindati mi dava la sensazione di essere rinchiuso in un cubo, senza sapere che cosa sarebbe accaduto dall’altra parte.

SALVATORE: La prima volta che sono entrato in carcere l’ho trovato un luogo chiuso e triste: impossibile uscirne con la stessa mentalità di quando sei entrato.

ALESSIO: Io e un detenuto al terzo incontro abbiamo parlato di calcio; mi ha spiegato che la squadra del Plana in carcere è molto forte e compatta e che il calcio li ha uniti. 

NICOLAS: Parlando con i carcerati, mi sono reso conto che finire in carcere è peggio di quanto si possa pensare.

Al primo impatto, entrando in carcere, ho provato terrore e la percezione di quanta solitudine sopportano i detenuti.

MAURO: Alla fine di ogni incontro abbiamo tirato su dei veri e propri karaoke, cantando su una bvase registrata canzoni che riguardavano l’argomento trattato: Don Chisciotte di Guccini, Cosa sarà di Dalla, Dio è morto di Guccini. Questo ha creato un clima di grande unione.

DANIELE: Senza telefonini, senza possibilità di comunicare con l’esterno, eravamo tutti sulla stessa barca, come in Moby Dick di Melville: tutte persone libere di esprimere i propri pensieri e le proprie opinioni, nonostante fossimo tutti rinchiusi in una struttura detentiva.

GABRIELE: Conversazione tenuta con quattro detenuti seduti vicino a me.

-Sono indiscreto se chiedo per quale motivo siete dentro?

-Assolutamente no; è per noi un onore raccontare la nostra storia, così da sensibilizzare le persone e non farle finire qua dentro. Io, con questi tre ragazzoni seduti qui eravamo a corto di soldi e per mandare avanti la famiglia abbiamo deciso di fare una rapina in una banca. Il piano l’ho messo a punto io: sfondavo la porta d’ingresso, la bloccavo, R. e M. tenevano in ostaggio le persone presenti all’interno e J. prendeva tutti i soldi dagli impiegati.

-Wow, proprio come si vede nei film!

-Esatto, solo che per noi era una questione di sopravvivenza. Abbiamo rubato tantissimi soldi, ma dopo un lungo inseguimento in macchina, la polizia ci ha presi e ci ha arrestati tutti.

-Che storia!

-Pensavamo di avercela fatta e invece no. Io ho preso la condanna più alta (sei anni) poiché ero il capo del colpo; gli altri invece hanno preso quattro anni.

-Da quanto tempo siete qui?

-Da due anni, a me ne mancano ancora quattro ma presto andrò ai domiciliari per buona condotta. Gli altri tre fra poco usciranno definitivamente.

-Non ti manca la tua famiglia?

-Assolutamente sì, è la cosa che più mi manca e non vedo l’ora di riabbracciare tutti.

-Avevo un’idea malsana sui detenuti perché pensavo che fossero tutti gente senza cuore né emozioni; invece voi ne avete molte e sotto sotto siete brave persone.

-Ti ringraziamo tutti quanti, speriamo un giorno di rincontrarci fuori, così ti inviteremo a casa nostra per una cena.

-Volentieri, buona fortuna per il resto della condanna!

-Grazie fratello, buona vita!

 

 

 

 

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