Adotta uno scrittore, Adotta uno scrittore 2023, Laboratorio

Il linguaggio poetico per comprendere l’unicità dell’uomo


AnnaViola Coppo, Matteo Fiorucci, Gabriele Pecchi, Elisa Rizzo, classe 1D

Liceo classico statale "Andrea D'Oria" - Genova

Paolo Milone, psichiatra e scrittore, racconta nel suo primo incontro con la classe 1D del liceo classico Andrea D’Oria di Genova il punto d’unione tra due mondi: quello della scrittura e quello della parola. 

Tra queste due realtà c’è infatti una grande differenza: se nell’una ci si può nascondere dietro un foglio di carta, nell’altra si hanno due occhi vigili e due orecchie attente che ascoltano, catturano suono e intonazione, le interpretano.

La modalità  scritta ha però un difetto che ne limita le possibilità: è egoista e non lascia spazio a dibattiti e se anche può essere interpretata, non potrà mai essere cambiata. In questo senso, il linguaggio poetico vive in un limbo a metà tra questi due regni. L’intonazione è sostituita da tutti i significati che la parola reca in sé ed il messaggio diventa l’espressione di una persona enigmatica.

Per Paolo Milone, il linguaggio poetico, come la parola, nelle sue ambiguità, nei suoi sottintesi, è quell’involucro che insacca la realtà e non la lascia sguisciare via, come gli sembra accada con la rete delle tante teorie scientifiche da lui studiate.

Nel reparto 77, una semplice cartella di un paziente, può diventare una novella, una storia di diverse persone, con una propria identità, impossibili da raggruppare e imprigionare in gabbie di analogie razionali.

La psichiatria è quella scienza che necessita dell’uomo, per potersi definire umana, in quanto votata alla comprensione di esso. C’è però  una cosa che non arriva a penetrare con la mente, e generalizzare, ovvero l’unicità di ognuno, che si manifesta o si nasconde agli altri nei discorsi.

Nel libro “L’arte di legare le persone”, per Filippo, il problema è l’incomunicabilità di un malessere che lo accompagna ogni giorno, che si esprime nello sguardo, nel silenzio di una conversazione muta: ma ciò a volte è sufficiente per capirsi. Quello che si ha dentro scaturisce dal più semplice degli sguardi, quando è qualcosa di immenso e traboccante.

Se non c’è qualcuno pronto ad ascoltare però, questo silenzio si disperde nel vuoto. Lo psichiatra  esperto, riconosce e conosce il paziente da ciò che manifesta, sia dalle scarpe, sia dall’odore, percepisce quando è il momento di parlare e quando è il momento di condividere la sua mancanza di parole.

Una pausa, nel dialogo, come nella scrittura, è un punto che ferma  il racconto, permette di riflettere, aggiunge parole che non esistono, e non esisteranno mai per questo luogo, per questo tempo, per questa situazione.

Anni di pause, di silenzi, di vuoto; anni di indizi, e interpretazioni: la psichiatria è un lavoro, che piano piano diventa un modo di vivere le persone, di capirle. 

Tutto questo tempo, per realizzare quanto in realtà le parole contino poco. 

Il linguaggio del corpo, i dialoghi, le interruzioni, hanno tra loro confini sempre più sbiaditi, ma uniti insieme diventano sempre più comprensibili, dopo decine di rapporti di questo tipo. 

E’ proprio questo, che lo specializzando psichiatra Marcello deve ancora intendere, e così anche il lettore, ma lo capirà, grazie al linguaggio poetico di Paolo Milone.

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