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Adotta uno scrittore, Adotta uno scrittore 2025, Laboratorio

Gli incontri con Daria Bignardi – L’ora DARIA


Emilio

Liceo Soleri Bertoni - sezione carceraria - Saluzzo

Nella sua pochezza questo gioco di parole vuol subito chiarire che siamo in carcere e va inoltre detto che le ore che abbiamo trascorso con Daria Bignardi sono state molte più di una.
Il 14 marzo e l’11 aprile l’abbiamo incontrata nel carcere di Saluzzo grazie al progetto Adotta uno scrittore del Salone internazionale del libro di Torino. Da molti anni infatti i volontari che si dedicano alla preziosa offerta culturale ai detenuti del carcere di Saluzzo aderiscono a questo progetto e ci forniscono l’opportunità di
incontrare significativi autori e intellettuali.
Il libro con cui ci siamo confrontati quest’anno è Ogni prigione è un’isola di Daria Bignardi. Non c’è bisogno di presentare Daria, che è una poliedrica produttrice di comunicazione in tutti i media disponibili. Noi detenuti, forse per una nostra spiccata sensibilità sul tema, la ricordiamo, tra le sue molte presenze in radio e in tv, per il
programma Sono innocente, condotto sotto la sua direzione dal giornalista Alberto Matano su Rai Tre tra gennaio e marzo del 2017.
Questo spinoso argomento era affrontato senza false reticenze, raccontando storie di persone arrestate ingiustamente, vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione. Le storie erano raccontate secondo il genere della docufiction, alternando interviste a ricostruzioni filmate.
Gli incontri con Daria qui a Saluzzo sono stati accuratamente preparati dalle docenti volontarie dell’ Associazione Liberi Dentro, che hanno resi disponibili per noi tutti i libri scritti da Bignardi prima di quello già citato e ci hanno guidato in un percorso di approfondimento sui temi cari all’autrice.
Da queste letture sono nate considerazioni personali per ognuno di noi che, stimolato dai contenuti delle opere analizzate, ha potuto darne una chiave di lettura originale e individuale. Molto interessante è stato l’ultimo incontro al quale hanno partecipato anche gli studenti del Liceo Artistico Soleri-Bertoni, di una classe
cioè esterna al carcere, che con la loro giovane età hanno espresso punti di vista alternativi e innovativi rispetto ai nostri, dimostrando anche una insospettabile maturità in persone così giovani: siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla loro disponibilità ad incontrarci senza pregiudizi e senza ostilità verso le nostre condizioni e i nostri
vissuti.
Quello che ha reso molto diverso l’evento di cui parliamo rispetto ai tanti momenti di condivisione con moltissimi scrittori che abbiamo incontrato in tanti anni di attività è il fatto che normalmente chi ci viene a far visita non sa assolutamente nulla sul carcere, mentre questa volta Daria, per aver trattato lungamente e intensamente il tema della detenzione e per essere essa stessa una volontaria carceraria, si è rivelata una profonda conoscitrice del carcere e non c’è mai stato bisogno che noi integrassimo la sua visione con commenti aggiuntivi.
Si sono riproposti tutti i contenuti sulle carenze e incongruenze del sistema carcerario e non si è potuto e forse neanche voluto contenere le esuberanze personali delle persone detenute, le quali, per essere state oltremodo represse e inibite nell’esprimere il loro vissuto privato, a volte per anni, quando hanno una minima possibilità di esternare il loro sentire faticano a trattenersi dal debordare nelle loro esposizioni.
Anche grazie al paziente ascolto dei moderatori e degli studenti si è così prodotta una narrazione autentica e intensa che, altalenando tra il patrimonio conoscitivo di Daria, le esperienze dirette dei detenuti e le costruttive domande dei giovani studenti, ha nutrito una collezione di sensazioni e di spunti di riflessione. È così nato un
sentimento di profonda condivisione e di disponibilità all’ascolto, senza inopportuni tentativi di minimizzare le criticità, ma lasciando una porta aperta verso una possibile evoluzione futura ed evitando accuratamente ogni tentazione di lasciarsi scivolare in uno sterile nichilismo.
Sembra utile ricordare come questi incontri tra parti così diverse ma anche così simili della collettività siano il nutrimento più importante per cementare il senso di inclusione sociale e di appartenenza, che sembrano spesso pericolosamente lontani dalle vite dei detenuti.
Sono questi momenti preziosi che ricordano ai detenuti il senso della loro esistenza, almeno per una parte del mondo.

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