Cronache, Internazionale Ferrara 2022

Abbiamo un sogno


Giulia Benazzi, Giorgia Loffredo


L’ultima giornata del Festival Internazionale 2022 di Ferrara ha ospitato al Teatro Comunale l’evento Abbiamo un sogno condotto da Claudio Rossi Marcelli, giornalista e scrittore che da anni si occupa di famiglie e diritti civili.

Una dei protagonisti è stata Alice Quattrocchi, studentessa diciassettenne di Catania che milita tra le fila di Fridays For Future, che, all’età di soli tredici anni, è diventata attivista grazie ad un servizio relativo alla COP24 che l’ha spronata ad agire. E’ curioso vedere come attivismo e recitazione possano coesistere. Pietro Turano, portavoce del Gay Center di Roma, ne è la dimostrazione. Recitare può avere un grandissimo impatto sociale poiché dà la possibilità ad un attore di essere visibile portando alla luce tematiche che, ancora nel 2022, sono considerate un tabù. Al giorno d’oggi siamo costantemente influenzati dalle realtà idilliache raffigurate nelle serie tv; per questo motivo è importante ricordarci che quello che vediamo è un prodotto, quindi ha a che fare con un’industria e un mercato. Ogni volta domandiamoci se dietro alle quinte c’è un lavoro adeguato e allo stesso livello della vita reale.

Anche Unastorta, attivista che ha facilitato il laboratorio sulla sessualità femminile Sessfem e che si occupa di abilismo, è stata ospite di Abbiamo un sogno. La parola abilismo indica un sistema di pensiero che dà per scontato che ci siano un corpo e una mente normali in base ai quali venga costruita la società. Come avviene affrontato il tema in Italia? Purtroppo non gode di una dignitosa visibilità, e questo suona come una doppia discriminazione. Spesso si pensa erroneamente che esista una sola forma di attivismo, in realtà però non è così: le persone con disabilità possono contare su altre modalità, come l’attivismo digitale. Ad avere la responsabilità di spiegarne il ruolo  è stata Isabella Borrelli, Digital Strategist, attivista e femminista intersezionale LGBT+. Questo fenomeno nasce tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila e si basa sull’utilizzo della tecnologia a 360 gradi per sensibilizzare un pubblico più ampio e internazionale.

In conclusione Pietro Turano ha evidenziato il concetto di intersezionalità, ossia il potere dell’attivismo di toccare campi diversi della società. “L’intersezionalità non è un tema, ma una prospettiva, un paio di occhiali attraverso cui vedere un mondo diverso”. 

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