17 maggio 2025, Cronache, Salone del Libro 2025

E ho smesso di chiamarti papà


Matilde Padovani, Alice Poerio

Liceo Ariosto - Ferrara

Tanta commozione, nel pomeriggio di sabato 17 maggio, all’incontro, moderato dalla direttrice del Salone del Libro Annalena Benini, con la scrittrice francese Caroline Peyronnet, nome d’arte Caroline Darian, che ha presentato il suo libro E ho smesso di chiamarti papà

Caroline, figlia della vittima e del carnefice e, a sua volta, una vittima, ha scelto di raccontare in un libro gli orrori perpetrati, nei confronti della sua famiglia e di se stessa, dal padre, che lei aveva sempre amato fino al giorno in cui ha scoperto che quell’uomo non corrispondeva alla persona che era sempre stata. Quel giorno, Caroline perde una parte di sé, quella parte che, nonostante l’età, mantiene un legame indissolubile coi genitori si spezza irreparabilmente e inizia a sentirsi orfana. Il processo psicologico è quello di “uccidere il padre e affrontare contemporaneamente l’abbandono della madre”, tagliare fuori l’uno ed essere divisi dall’altra a causa della ricerca di una verità troppo dolorosa.

Dopo violenze al limite della crudeltà come la sottomissione chimica, Caroline e sua madre trovano la forza di reagire, di raccontare e di non tacere le mostruosità subite, rendendo pubblico il processo al padre e ad altri 50 uomini complici, e carnefici quanto il padre, che hanno preso parte all’abuso, divenendo predatori sessuali, perché la più efficace delle terapie è la testimonianza, che porta con sé la consapevolezza di poter salvare un altro essere umano.

Caroline e sua madre hanno deciso di rendere nota la propria storia di violenza, non solo personale e familiare, ma soprattutto universale, poiché questo ne è solo l’ennesimo caso e si differenzia dagli altri solamente per la grande forza che le vittime hanno avuto nel renderlo pubblico, generando un moto di empatia e suscitando un “sussulto collettivo” capaci di reindirizzare la vergogna verso i carnefici e non più verso le vittime.

Raccontare è stato fondamentale anche per gestire gli affetti familiari andati distrutti: legami ancora più importanti se si pensa al figlio di Caroline che nel 2020 frequentava la scuola primaria. A lui la madre non ha mentito, ma ha raccontato la verità in termini semplici, chiari e trasparenti: non esiste nessuna utilità nel raccontare bugie o distorcere la realtà, costruisce solamente barriere emotive e non insegna la responsabilità.

In una situazione difficile ci sono due opzioni: lasciarsi andare o combattere. Caroline e la sua famiglia hanno scelto di non mollare, di andare avanti rimanendo fedeli al motto della madre “Continua a credere nella vita e nelle cose migliori che ha in serbo per te”.

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