Il 5 ottobre, in occasione del Festival di Internazionale, presso il Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara si è tenuto l’incontro “Sentinelle” con Cesar Wilinton Capal Quenama, avvocato colombiano, e Catherine Yortady Figueroa Cadena, attivista dell’associazione Ampii Canke; il dialogo è stato moderato dal giornalista Stefano Liberti. Il tema centrale dell’evento è stato la lotta portata avanti dalle sentinelle ambientali in Colombia, con lo scopo di mettere in luce la salvaguardia dell’ambiente in Amazzonia e il processo di pace promosso dal presidente di estrema sinistra Gustavo Petro.
Le sentinelle ambientali hanno un contatto diretto con gli elementi naturali e con la spiritualità radicata nella terra. Infatti, per queste comunità proteggere l’ambiente è un imperativo spirituale e non solo ecologico: “Preservare l’ambiente significa preservare la vita,” ha spiegato Quenama. “Il nostro Dio ci ha affidato la protezione di ogni creatura.” Questa concezione della natura come parte integrante della loro religione ha radici profonde nella cultura ancestrale della regione colombiana.
La foresta amazzonica, ricca di biodiversità, è minacciata da vari fattori, tra cui l’uso illecito di piante come la coca, che per i Cofan, una popolazione indigena, hanno un valore sacro e storico. Nonostante la stigmatizzazione e la violenza storica che ha colpito la loro terra, le comunità indigene stanno promuovendo pratiche di turismo sostenibile e la coltivazione di cacao per combattere la deforestazione e l’uso di piante illegali.
Le lotte contro le coltivazioni, gli allevamenti estensivi, le estrazioni di minerali e di petrolio e gli insediamenti abitativi dei dipendenti delle aziende, che causano la deforestazione di 11 milioni di ettari di boschi al mese, sono portate avanti dalle associazioni ambientaliste per promuovere il recupero dell’identità comune.
I vertici di un movimento indigeno nato di recente hanno prodotto un manifesto da presentare alla COP 26: l’obiettivo è sottolineare l’importanza di unire le forze per la protezione della natura e la rivendicazione dei diritti delle comunità.
La speranza è che il presidente Gustavo Petro, votato dal popolo senza voce, possa attuare la politica di abbandono dell’utilizzo di combustibili fossili proposta in campagna elettorale. Ora sono già passati due anni dall’inizio del suo mandato, ma il processo di cambiamento è lento poiché è difficile portare le leggi da un governo centrale a quelli distrettuali.