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Scritto da Emily Bronte, unico suo romanzo, parla di una storia d’amore che non esiste, poiché descrive una passione, un desiderio oscuro, malato e distorto. Non è un racconto d’amore ma di vendetta e odio in cui l’amore appare come un sentimento funesto e non romantico. L’ “amore” dei protagonisti sarà tanto tormentato, principalmente perché i due non lo vivranno mai apertamente: solo quando Catherine non ci sarà più, Heathcliff si pentirà di non aver espresso i suoi sentimenti e questo scatenerà, non un’evoluzione del personaggio, ma solo una maggiore rabbia. Siamo testimoni di una relazione tossica che influenza in maniera negativa ogni altro personaggio del racconto, il quale si ritroverà ferito, ridotto all’ombra di se stesso. Costante nel racconto è il tema della contraddizione. Catherine afferma di amare Heathcliff con tutta se stessa e che sarebbe pronta a rinunciare a ogni cosa per lui. Nonostante questo, però, sposerà Edgar Linton, esclusivamente per il rango sociale e il denaro, condizioni che mancavano al nostro protagonista. Non trova quindi neanche il coraggio di dichiarare apertamente il suo amore, ma si aspetta comunque che lui ricambi e si comporti di conseguenza. Nella parte finale appare quello che dovrebbe essere l’AMORE, ma anche qui è un sentimento ancora malato. Un amore che è unilaterale, basato sul senso del dovere e quindi non autentico né sincero: da un lato il piccolo Linton Heathcliff, dall’ altro lato Cathy, che si lascia influenzare da ogni capriccio del cugino. L’ultima parte dovrebbe essere un lieto fine, ma in realtà non lo è. È un epilogo sereno dopo tanta sofferenza, odio e vendetta. Cosa può esserci di bello in così tante vite spezzate? E qui sta l’originalità del romanzo che non chiede che i personaggi siano adorati ma è incentrato proprio su personaggi difficilmente apprezzabili, con lo scopo di farci scoprire l’ amore anche attraverso gli effetti negativi che porta, l’amore che non è sempre bello, sempre facile. L’ amore non trionfa, niente in questo romanzo trionfa.
