L’amore di Serenella Iovino per Italo Calvino è incommensurabile. Gli animali di Calvino edito da Treccani, ultimo libro della scrittrice, ne è la prova.
Oggi 22 maggio l’ha presentato con la collaborazione di Fabio Deotto. L’occhio con cui si è approcciata a Calvino, ha spiegato l’autrice, è quello di una filosofa ambientale, ed è proprio questa la lettura dei testi di Calvino che Iovino propone: “Calvino analizzava e raccontava l’antropocene quando ancora non se ne parlava”.
Per “antropocene” si intende l’attuale epoca geologica, nella quale l’essere umano, con le sue attività, è riuscito ad incidere sui processi gelogici.
L’autrice ha voluto quindi raccontare gli animali di Calvino e le biodiversità da lui descritte in libri come Marcovaldo.
In quest’ultimo viene descritto l’emblema dell’uomo proletario succube della città e dell’antropizzazione, ma soprattutto il canale di osservazione dei fenomeni di quest’ambiente: lo smog, la cementificazione, l’assenza di verde, la costrizione di comunità animali, come i gatti (Il giardino dei gatti ostinati è una delle novelle presenti nel libro), in spazi sempre più ristretti. Con uno degli animali di Calvino, il coniglio velenoso, Iovino ha voluto evidenziare ed esplorare un altro interessante aspetto dell’essere umano: il rapporto incoerente dell’uomo con l’animale. Da un lato empatizza con gli animali, prova amore. Dall’altro lo sfrutta in ogni modo possibile, dalla sperimentazione scientifica al consumo della carne. “Teneri carnivori” è la locuzione con cui Shepard, scrittore e ambientalista americano, definiva gli esseri umani.