L’isola di Arturo è un romanzo che racconta le avventure di Arturo, un giovane adolescente cresciuto orfano nella casa dei Guaglioni sull’isola di Procida intorno agli anni 40′ del secolo scorso.
E’ un romanzo di formazione, caratterizzato da una scrittura lenta con l’aggiunta di descrizioni e senza troppi colpi di scena.
Essendo Arturo a narrare le vicende in prima persona il lettore riesce a percepire tutti i suoi pareri e le sue riflessioni, con le quali si è in grado di conoscere sempre meglio un Arturo che cresce via via leggendo.
Arturo è un ragazzino fedele ai suoi ideali, curioso, vivace, ma sotto alcuni punti di vista anche fragile; trascorre le sue giornate come se fossero piccole avventure.
Nonostante vari drammi familiari, insegnamenti di vita e amori intrecciati l’autrice Elsa Morante riesce a intrattenere tramite una scrittura ben strutturata arricchendola con descrizioni interessanti.
L’aspetto principale del libro è l’evoluzione psicologica del protagonista, avvenuta attraverso episodi quotidiani come la convivenza in casa.
Personalmente ciò che non ha soddisfatto a pieno le mie aspettative è stato il finale, penso che ha reso il libro un po’ come un cane che si morde la coda, come se al termine della lettura ci si rendesse conto che si è rimasti al punto di partenza.
Credo che “L’isola di Arturo” sia un libro scritto molto bene, che però avrebbe potuto variegare con un finale differente da quello presentato.
Concludo consigliando a tutti, sia adulti che ragazzi, questa lettura.