Modernista”: così si autodefinisce lo storico dell’età moderna Francesco Filippi durante l’incontro con il vicedirettore della Stampa di Torino Gianni Armand-Pilon presso le Gallerie D’Italia in piazza San Carlo. Centrale nell’intervista è stata la presentazione del suo recente libro Cinquecento anni di rabbia descritto dall’autore stesso come esercizio di storia comparata: si tratta di individuare differenze e similitudini tra due eventi storici distanti nel tempo. I due episodi scelti sono la rivoluzione contadina del 1525 in Germania e l’assalto di Capitol Hill del 2021. Secondo lo storico questi due momenti avrebbero come protagonista la rabbia di una massa che porta a conseguenze violente. Come nel XVI secolo l’invenzione della stampa aveva cambiato il modo di comunicare, così anche ora è avvenuto un cambiamento nell’ambito della comunicazione che al giorno d’oggi viene utilizzata principalmente per alimentare polemiche. L’autore concepisce il mondo odierno come una realtà chiusa in cui le convinzioni delle persone sono state stravolte dal diffuso utilizzo di Internet e dei social media. Queste piattaforme digitali vengono sfruttate come valvola di sfogo attraverso le quali le persone esprimono senza freni le loro opinioni e spesso le trasformano, come Filippi afferma, in un calderone di rabbia. Inoltre durante l’incontro lo scrittore ritorna sulla figura del giornalista e sui mutamenti che ha subito nel corso del tempo: non è più concepito come un esperto di comunicazione, ma utilizza le notizie maneggiandole per i suoi interessi e scopi. In conclusione la trasformazione della comunicazione sta portando ad un cambiamento epocale che caratterizzerà la società occidentale in futuro.