Oggi nel Laboratorio della cultura presso il padiglione 2 del Salone del Libro si è tenuta una mostra interattiva, in collaborazione con Libera Piemonte e ACMOS, allestita nella cornice di Cascina Arzilla, bene confiscato alla ‘ndrangheta nel territorio di Volvera e gestita dall’associazione ACMOS che ne ha affidamento dal 2004.
La mostra ha come obiettivo quello di far conoscere, creando esperienze di immedesimazione nella giornata tipo di un bracciante vittima di caporalato, il sistema di sfruttamento lavorativo, spesso percepito come distante e addirittura inimmaginabile, e a sensibilizzare i visitatori alle tematiche del consumo critico e dell’agricoltura sociale.
All’inizio dell’esperienza, una classe di quarta elementare ha dovuto riporre i propri oggetti personali all’ingresso di una stanza allestita in modo tale da sembrare un campo di lavoro e sono state fornite ai bambini delle pettorine da lavoratore e cappelli per ripararsi dal sole.
Per conoscere le condizioni a cui vengono sottoposti questi lavoratori, i bambini hanno effettuato un percorso simulando diverse attività caratteristiche della vita di un bracciante agricolo, accompagnati da un audio-testimonianza.
Alla fine dell’esperienza i bambini si sono seduti in cerchio e hanno riflettuto su questo tema grazie alla visione di un video, che mostrava alcune proteste condotte dai lavoratori. Dopodiché hanno ascoltato la storia di Jerry Essan Masslo, un uomo del Sud Africa che faceva il bracciante in un campo di pomodori a Villa Literno (CE). Già quando viveva in Africa era a capo di diverse manifestazioni contro la sottomissione dei neri. Durante una di queste manifestazioni furono uccisi il padre e la figlia e così decise, non avendo più nessuno, di migrare in Italia. Inizialmente tentò di integrarsi a Roma per poi spostarsi a Napoli, dove trovò lavoro nei campi. Con turni da 12 h al giorno, raccogliendo pomodori sotto il sole e con tempi di pausa molto ristretti, Jerry si ribellò raccontando la sua storia ad alcuni giornalisti e denunciando la sua esperienza di sfruttamento. Venne così ucciso dalla camorra, che gestiva il traffico di braccianti in quella zona e che voleva eliminare un testimone scomodo.
Le volontarie di Libera Piemonte e ACMOS che hanno condotto il percorso alla mostra hanno citato altri esempi, come quello di Paola Clemente, una bracciante morta di fatica ad Andria nel luglio del 2015, e l’incidente di Foggia avvenuto nel 2018 dove persero la vita 16 persone che tornavano a casa dal lavoro.
Questa mostra è servita a far riflettere i più giovani sulle condizioni lavorative, non sempre rispettose dei diritti umani.