Cinque giornalisti. Cinque inchieste. Un solo vincitore.
Sono queste le premesse di Reporter Slam, un evento giornalistico riproposto al Festival di Internazionale a Ferrara per la terza volta dopo il successo degli scorsi anni: ogni reporter invitato presenta la propria indagine e la sottopone al giudizio del pubblico.
L’incontro di venerdì 3 ottobre ha evidenziato problematiche diverse tra loro, ma egualmente molto rilevanti.
La prima a prendere parola è stata Natália Alana Da Silva, fotografa brasiliana e giornalista che ha guidato un’inchiesta proprio nel suo Paese natale.
I migliori archetti per violino da più di due secoli sono prodotti con il pernambuco, un legno brasiliano dalle sfumature sanguigne, ma a breve si terrà una Conferenza delle Parti della CITES, ovvero la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate da estinzione, che decreterà se questa materia prima debba essere ritirata dal mercato. Naturalmente l’industria musicale e il mercato nero si oppongono fermamente, continuando a trarre profitto ai danni di un’ecosistema sempre più debole.
“Immaginate che tutto ciò che vi rimane dei vostri figli sia una foto”. Si apre così l’inchiesta di Elena Basso, giovane giornalista italiana, incentrata sul florido mercato delle adozioni illecite che ogni anno avvengono in paesi come il Cile. Infatti a partire dagli anni ’70, sotto la dittatura di Pinochet, fino ad oggi, gruppi religiosi, assistenti sociali e avvocati contribuiscono al sequestro di bambini per venderli come merce a famiglie adottive europee e statunitensi. La sua brillante indagine si è conclusa ricordandoci che la vittima in storie come queste non è mai solo una, bensì tre: la famiglia biologica, quella adottiva ma soprattutto i bambini, che vengono privati per sempre della cosa più importante, la loro identità.
Il terzo intervento è stato quello di Queralt Castillo Cerezuela, giornalista spagnola, che ci ha raccontato di come paesi quali la Georgia, la Grecia e l’Ucraina siano diventati i principali poli per la maternità surrogata. La reporter ha deciso di concentrare la sua indagine sul business che si nasconde dietro alla gestazione per altri, che ha definito “un gioco con molti giocatori, in cui c’è chi vince e c’è chi perde”. Un gioco in cui le pedine sono donne di paesi sottosviluppati che vengono sfruttate da agenzie, studi legali, lobby e cliniche che le portano senza visto e passaporto nei paesi sopra citati al fine di renderle gravide per trarne profitto.
Luca Rondi, il quarto ospite, ha definito la storia che ci ha raccontato “una truffa di etichette”. Ogni anno migliaia di persone senza documento e diritto di soggiorno sono condannate per motivi futili a restare fino a diciotto mesi nei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), in cui vengono definiti “trattenuti”. Ma la triste verità è che questi centri sono vere e proprie carceri in cui i migranti non sono altro che detenuti. Inoltre questi luoghi sono attrezzati da consorzi, come Hera, che vincono appalti pubblici, promettendo servizi di altissima qualità, come corsi di zumba o intrattenimenti come altalene e giochi con le molle. Anche in questo caso non si tratta che di una truffa, poiché questi centri si rivelano ambienti estremamente nocivi, che causano svariati episodi di autolesionismo, suicidi e abuso di psicofarmaci. Il giornalista ha concluso il suo intervento raccontando la storia di Moussa, un ragazzo di soli 23 anni, arrivato in Italia con la speranza di un futuro migliore, a cui invece è stato tolto tutto, compresa la vita.
L’ultimo intervento di Olena Solodovnikova ha denunciato il furto di beni culturali ucraini da parte delle autorità russe a partire dall’invasione del 2022. Infatti tramite le sue indagini ha scoperto il saccheggio di 50 musei, tra cui il Museo regionale d’arte a Kherson, dal quale sono state trafugate più di 15000 opere.
Al concludersi delle varie presentazioni, intervallate dall’accompagnamento musicale di Matteo Storti, il gradimento del pubblico è stato misurato tramite un “applausometro”, da cui si è evinto che tutti e cinque gli ospiti sono stati ugualmente apprezzati.