“Papà come andrà a finire la pandemia?” Da questa domanda senza risposta è nato un libro: A un metro dal futuro, una raccolta di sedici interviste a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni, incontrati durante un viaggio lungo tutto lo stivale. Di questo si è parlato giovedì 14 ottobre alle ore 15:00 al Salone del Libro con l’autore Marco Benadì, l’illustratrice Inka Mantovani, Don Luigi Ciotti e una delle protagoniste Francesca Rascazzo.
Lo scopo del progetto, in collaborazione con i presidi di Libera e la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, era quello di dare voce e penna ai giovani per esprimere i loro sogni, le loro paure e le loro speranze, in un’epoca in cui sembra che a loro non spetti un futuro. Il libro inizia con un’introduzione dell’autore seguita da moduli per ognuno degli intervistati, accompagnati da illustrazioni che hanno l’obbiettivo di sintetizzare e rendere al meglio i contenuti delle pagine. In generale, il progetto del Gruppo Abele si occupa di venire incontro ai ragazzi e alle ragazze in difficoltà aiutando a contrastare anche l’abbandono scolastico. Tra le iniziative più interessanti portate avanti da questa casa editrice vi è un libro realizzato dallo stesso scrittore in collaborazione con la senatrice Liliana Segre Io sono mio padre. Io sono mio figlio. Il ricavato della vendita di questo romanzo viene speso interamente per permettere ai giovani di visitare il Memoriale della Shoah a Milano.
Luigi Ciotti ci tiene a ribadire che “i giovani sono portatori di vita, di diversità di vita” e, proprio per questo, necessitano di un adulto che li senta e li accolga dentro di lui. Inoltre lancia uno spunto di riflessione molto interessante: noi tutti abbiamo una bocca e due orecchie, vi siete mai chiesti perché non il contrario? La risposta è molto semplice quanto fondamentale: ascoltare è alla base di ogni relazione e non rischia di essere dannoso, mentre le parole “possono dividere, sono superficiali ed etichettano”, perché tutto ciò che diciamo è responsabilità e azione.
Francesca aggiunge che dialogare con Marco Benadì è stata un’opportunità per affrontare temi che normalmente, a scuola e tra i coetanei, non vengono trattati. Inoltre si dimostra molto ottimista verso il futuro, poiché ritiene che l’umanità possa imparare dai propri errori. Luigi Ciotti vuole lasciare il pubblico dicendo che quello di Francesca non è ottimismo, ma è il suo realismo, che dipende dalla realtà in cui è cresciuta e dalle sue personali osservazioni. La storia dell’essere umano è da sempre segnata da tragicità e conquiste e ciò ci dà la forza di credere nel cambiamento e di “avere occhi grandi per vedere nel buio come fanno gli animali notturni”.