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Una cosa che ti ha colpito
Dalle prime pagine del romanzo sicuramente non ci si aspetta un finale del genere; la morte di Monteiro è un vero e proprio colpo di scena, in quanto, dopo che Pereira accoglie il suo nuovo io egemone, ci si aspetta che gli eventi prendano una piega diversa, che Pereira possa “salvare” Monteiro.
La figura del giovane è fondamentale nello sviluppo del personaggio di Pereira (infatti il dottor Cardoso gli dice di continuare a frequentare il ragazzo, perché i giovani sono il futuro e lui ha bisogno di vivere nel futuro), ed è una costante nel libro. Molti fatti che riguardano il giornalista hanno a che fare con Monteiro, e ciò fa sì che Pereira e noi lettori ci affezioniamo a lui. Monteiro diventa come un figlio per Pereira, quello che non ha mai avuto, e Pereira per Monteiro è una figura paterna in tutto e per tutto: lo mette in guardia quando pensa che sia Marta a metterlo nei guai, lo paga anche se non può utilizzare i suoi articoli, lo accoglie in casa sua, gli dà rifugio.
Quindi la sua morte così prematura e brutale, da cui Pereira non ha potuto salvarlo, lascia in noi un senso di ingiustizia e l’amaro in bocca, ed è quasi come se Pereira per la seconda volta perdesse suo figlio, anzi: prima non ha avuto l’opportunità di averlo, poi è arrivato Monteiro, e Monteiro gli è stato tolto.
Un’altra cosa che ti ha colpito
Come viene detto da Padre Antonio, l’anima per i cattolici è una e indivisibile, come crede anche Pereira all’inizio del romanzo, finché non incontra il dott. Cardoso che gli parla di una teoria filosofica francese della “confederazione delle anime”, in cui c’è un io egemone che emerge prendendo il controllo.
Le diverse “anime” rappresentano i vari tratti di una medesima personalità, che prevalgono a seconda delle varie situazioni che ci troviamo ad affrontare; infatti, in base a ciò che ci troviamo davanti, agiamo di conseguenza.
Un altro aspetto interessante di questa teoria riguarda l’evoluzione dell’io egemone, il suo continuo mutamento: non restiamo gli stessi per tutta la vita, ed è giusto che anche il nostro io egemone cambi. Avere la consapevolezza di non essere bloccati in un unico io immutabile ci fa acquisire una speranza che altrimenti non avremmo, quella di poterci sempre migliorare e che non siamo incastrati per sempre nello stato attuale o passato.
Una frase del libro da conservare
Però io faccio il giornalista […] Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in maniera corretta
Questa “perla” riflette il valore dell’informazione che svolge un ruolo fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica; infatti, nei regimi dittatoriali, come viene mostrato in Sostiene Pereira il potere monopolizza i mezzi di comunicazione, in modo che i cittadini sappiano solo ciò che conviene che sia conosciuto.
Inoltre, questa frase pronunciata da Pereira mostra come lui non sia più disinteressato alla politica e della situazione del paese, ma tenga al fatto che di alcuni crimini perpetrati dalle autorità salazariste non si parli, quindi l’informazione non sia autentica.
Lei vive proiettato nel passato, lei è qui come se fosse a Coimbra trent’anni fa e sua moglie fosse ancora viva
Questa frase ci ha colpito particolarmente perché succede di rimanere fossilizzati sul proprio passato per nostalgia, o magari perché non si è elaborato un trauma; per non parlare di quanto il passato sia un porto sicuro per noi, dato che lo conosciamo in ogni sua sfaccettatura rispetto al futuro, che è un punto interrogativo, quindi, pur di non avventuraci oltre ciò che ci è familiare e fare nuove esperienze, rimaniamo lì, fermi a quel momento.
La limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita
Ci troviamo completamente d’accordo con l’autore. Spesso non rendendoci conto di cosa sia realmente la morte e vedendola come qualcosa di molto lontano, non riusciamo a valutare in modo oggettivo il percorso fatto in vita e ad assegnarle un vero valore. Tutto sembra scontato e normale, solo in punto di morte ci si rende realmente conto del percorso fatto e del suo significato, sia per noi stessi che nei confronti di ciò e chi ci circonda o ci ha circondato in passato.
E gli venne la bizzarra idea che lui, forse, non viveva, ma era come se fosse già morto. Da quando era scomparsa sua moglie lui viveva come se fosse morto. […] non faceva altro che pensare alla morte […] la sua era solo una sopravvivenza, una finzione di vita
Riteniamo che temere di lasciarsi andare, o farlo direttamente, sia un sentimento comune, in quanto crediamo che almeno una volta questo pensiero abbia sfiorato tutti. In alcuni periodi, soprattutto posteriori a eventi particolarmente pesanti o traumatici, non si è realmente in grado di mantenersi vivi, e perciò si tende ad abbandonare se stessi a favore di una vita passiva, durante la quale si è totalmente trascinati dall’ambiente esterno, senza realmente esserne partecipi. Pereira inizialmente si trova in questo stato, e il suo percorso è fondamentale proprio perché gli permette di uscire da questo circolo infinito e attraente, permettendogli di riflettere sulla vera differenza tra vivere e sopravvivere.
Il problema è che il mondo è un problema e certo non saremo noi a risolverlo
Non credo sia realmente necessario spiegare questa “perla”, il mondo ha sempre avuto problemi, di qualsiasi tipo, che si susseguono in modo infinito e costante. Per porre fine ai problemi del mondo bisognerebbe bloccarlo completamente, cosa impossibile. Il mondo va avanti, e se non fosse così, ci troveremmo in un luogo piatto e senza possibilità di evolverci. Certo però che da soli è impossibile migliorare, è necessario allearsi e combattere insieme per uno stesso ideale.
Se questo libro fosse una canzone
Il romanzo di Tabucchi ci ha richiamato alla mente:
- Una chiave (capitolo: il colloquio) di Caperezza
Il titolo della canzone ci suggerisce un discorso tra due persone, in questo caso un Caparezza di oggi e un Caparezza del passato. L’autore, infatti, parlando con il sé giovane, lo rassicura di non abbattersi e di credere in sé stesso, e afferma che c’è “una chiave” (soluzione) per tutto. Successivamente, sottolinea che preferisce di gran lunga la solitudine al gruppo, che evita in tutti i modi di esporsi e di mostrare la propria debolezza, come succede a Pereira, il quale, come il giovane cantante, cerca sempre di mantenere un profilo basso. Il Caparezza ormai adulto conclude spronando il Sé giovane a buttarsi nella mischia senza timore. Tutto il testo gira attorno al non lasciarsi trasportare dal passato ma spingersi sempre oltre, superando sé stessi.
- Mama dei Clean Bandit
Per spiegare il motivo di questa scelta, eccone un passaggio: “Everything I thought I knew about me’s upside down /Everything is changing but I think I love it now”. Traduzione: “Tutto ciò che pensavo di sapere di me stesso è sottosopra… Tutto sta cambiando ma penso di amarlo ora”.
Ciò richiama ciò che è successo a Pereira: lui è un uomo cattolico che non si interessa di politica ma solo di cultura, e dopo che conosce Marta e Monteiro tutto si scombina, come abbiamo visto, e anche se ciò lo impaurisce all’inizio, dopo diventa la sua realtà.
Se ti è piaciuto il libro, leggi o guarda anche
Gran Torino di Clint Eastwood
Abbiamo scelto questo film perché la storia di Walt, il protagonista, ricalca per certi versi quella di Pereira nel romanzo: entrambi sono abitudinari, legati al passato, chiusi nel loro mondo all’inizio, poi un incontro cambia la loro vita.
Come Pereira incontra Monteiro, Walt incontra Thao, un ragazzino di origine asiatica, che è vittima della prepotenza di una gang di cui fa parte anche il cugino.
Thao e Monteiro riescono a penetrare la corazza che sia Walt che Pereira hanno costruito attorno a sé stessi, spingendoli ad aprirsi e a lasciare andare quei ricordi a cui erano tanto ancorati; infatti, si vede nel film che Walt si prepara all’atto finale della sua vita facendo quello che non aveva mai fatto, ovvero va a confessarsi, va a farsi tagliare i capelli e la barba e si compra un vestito.
Tutte queste azioni lo portano ad entrare in una nuova, anche se ultima, fase della sua vita, che verrà conclusa dal suo sacrificio per liberare Thao e la sua famiglia dai teppisti che hanno ferito il ragazzo e violentato la sorella. Pereira, in modo simile, mosso dall’affetto per Monteiro, dopo la sua morte scrive l’articolo in cui denuncia l’omicidio del giovane e lo manda in stampa con la sua firma, per poi lasciare il paese e quindi lasciarsi definitivamente il suo passato alle spalle.
Dalle prime pagine del romanzo sicuramente non ci si aspetta un finale del genere;