Un libro tante scuole

L’isola è un meccanismo di difesa


Hajar El Fahsi - 3FTE


Una cosa che ti ha colpito

Il protagonista per fuggire dalla realtà si rifugia in una visione angelica del padre. Un gesto che fa varie volte tanto da renderlo un vero e proprio vizio.

Un’altra cosa che ti ha colpito

Basta poco per sfiorare il limite tra speranza ed aspettativa. Crearsi aspettative altera la nostra percezione della realtà inducendoci a credere nel falso. In questo modo realizzare quale sia la verità diventa ancora più difficile e deludente.

Una frase del libro da conservare

“Una speranza, a volte, indebolisce le coscienze, come un vizio.”

“L’isola di Arturo” di Elsa Morante è un vero e proprio romanzo di formazione in quanto nel corso del racconto possiamo assistere alla crescita personale del protagonista, Arturo Gerace. Per tutta la sua infanzia il fanciullo non vive rapporti con figure femminili, perché sua madre perse la vita donandogli la sua, e anche il padre viene a mancare spesso per via dei suoi innumerevoli e lunghi viaggi. Arturo, dunque, oltre a non sperimentare affetto da una figura materna, risente della stessa carenza da parte di quella paterna. Lui però giustifica le assenze del padre creandosi una visione “cavalleresca” della vita, di cui lo stesso padre è l’eroe. E l’isola, vista con gli occhi di Arturo, pare così innocente e bella da paragonarsi quasi al giardino dell’Eden.
Ma quello era il mondo visto con gli occhi puri e fantasiosi di un bambino.
Prima o poi però arriva per tutti l’adolescenza, un’età in cui Arturo diventa più consapevole dell’ambiente che lo circonda e assume caratteri più maturi. Nel relazionarsi con figure nuove è costretto a fare i conti con le lacune affettive subite nel corso dell’infanzia e che hanno creato in lui conseguenze psicologiche. Arturo realizza infatti quale sia stata la grave mancanza di affetto risentita durante la più tenera età e si rende anche conto dell’amore non corrisposto da parte del padre. Per il ragazzo si tratterà sempre di un amore irraggiungibile che lo condiziona in modo profondo, dato che passerà anni della sua vita ad amare persone che non saranno mai in grado di amarlo davvero.
Nel corso della crescita per lui si fa sempre più difficile avere a che fare con i propri stati d’animo. Questi si fanno più confusi ed articolati tanto da non riuscire a trovare un senso e un ordine ai propri sentimenti. A ciò contribuisce anche Nunziata, la seconda moglie del padre, per la quale nutre diverse emozioni contrastanti: Arturo infatti prima prova quasi una forma d’odio verso tutte le donne, poi prova attrazione ed infine realizza di provare amore verso di lei in particolare. Ma Nunziata, pur amandolo, lo respinge per ciò che lui rappresenta. L’esperienza della sessualità viene perciò vissuta attraverso la relazione con un’amica di Nunziata verso la quale tuttavia Arturo non riesce a provare molto se non una sorta di coinvolgimento fisico.
Queste esperienze lo aiutano a vedere la figura del padre in una prospettiva più matura, sviluppando un sentimento di disprezzo nei suoi confronti. Ma forse non è solo disprezzo il sentimento che Arturo prova: da bambini tutti noi sogniamo un mondo perfetto popolato da persone altrettanto perfette. Ci aspettiamo e pianifichiamo cose, ma crescendo scopriamo l’amara verità arrivando a provare una cocente delusione. Arturo, infatti, durante le assenze del genitore si rifugiava nel suo dolce immaginario come meccanismo di difesa, mentre solo più tardi capirà di essere stato abbandonato all’isola e a se stesso. Questa isola è forse allora una metafora per rappresentare gli ostacoli mentali di Arturo, quelli che lui stesso si è creato per proteggere il proprio fragile io ed è anche il luogo dove ha aperto gli occhi per la prima volta.
Nel corso del romanzo il protagonista acquisisce dunque la consapevolezza che i limiti non possono trattenerci per sempre. Capisce che non si può vivere nella sofferenza aspettando che qualcuno o qualcosa arrivi sotto forma di miracolo per colmare i nostri vuoti.
Così, Arturo Gerace sceglie di spingersi oltre abbandonando ogni vincolo senza voltarsi indietro, diventando finalmente l’artefice del suo futuro.

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