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Una storia coinvolgente
“Il corpo” di Stephen King mi ha colpito fin dall’inizio per il suo linguaggio un po’ insolito, che non è facile trovare in altri libri, soprattutto in quelli che si leggono a scuola.
Questo, però, non mi ha dato fastidio; anzi, l’ho trovato più realistico e adatto alla storia.
I dialoghi tra i ragazzi sembravano veri, come se fossero presi direttamente da una conversazione tra dodicenni o tredicenni reali. Questo ha reso tutto più coinvolgente, perché sembrava quasi di essere lì con loro, dentro la storia, come un amico in più nel gruppo.
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è il modo in cui Stephen King riesce a far capire quello che provano i personaggi, anche se sono solo ragazzi.
La loro avventura, che all’inizio sembra solo una specie di gioco, diventa qualcosa di molto più serio e intenso. Alcune scene mi hanno fatto riflettere, in certi momenti ho provato davvero empatia per i protagonisti.
In particolare ho trovato interessante il personaggio di Gordie, soprattutto quando parlava del fratello, ho notato infatti, da una parte un senso di affezione e di ricordo dei bei momenti vissuti insieme a lui e dall’altro un odio, derivato dal fatto che i genitori di Gordie avevano tutti gli occhi proprio su suo fratello Denis che, per il protagonista, diventerà quasi un nemico.
Perciò mi ha colpito che quel senso di odio verso il fratello non si andrà a placare neanche dopo la morte dello stesso, ma Gordie, continuerà a parlare come se alla fine non gli mancasse più di tanto.
Mi ha colpito inoltre la sua passione per la scrittura e per i suoi racconti dapprima orali e poi scritti (inseriti nel testo anche nella versione della loro pubblicazione successiva all’estate del 1960); questi costituiscono un arricchimento nella struttura narrativa del libro.