La Peste racconta le conseguenze dell’isolamento di un’intera città, che fa emergere il meglio e il peggio di ognuno dei suoi cittadini: le loro paure, i tradimenti, l’individualismo, ma anche la solidarietà, la compassione, lo spirito di collaborazione con gli altri nei compiti comuni. Un romanzo avvincente di grande densità di pensiero e di profonda comprensione dell’essere umano, dove ogni cittadino della prefettura francese di Orano è emotivamente coinvolto in questa drammatica ma suggestiva storia. Il romanzo parla chiaro, la storia è avvincente poiché include sia il concetto negativo e fatale della malattia della Peste ma allo stesso tempo fa emergere i sentimenti amorosi e non di alcuni dei personaggi principali, le loro debolezze ed affanni interiori. All’interno dell’opera sono presenti molti passaggi piuttosto affascinanti ma a mio parere, quando l’autore esprime concetti prettamente riguardanti l’amore in quei periodi bui, il lettore rimane colpito:
pag. 100 “Venendo infine più espressamente agli amanti, che sono i più interessanti e di cui forse il narratore può parlare con cognizione di causa, costoro erano tormentati da ulteriori motivi di angoscia, fra cui occorre menzionare il rimorso.”
pag. 206 “E proprio l’obiettività gli impone di dire ora che, se la grande sofferenza di quel periodo, la più diffusa come la più profonda, era la separazione, e se a questo stadio della peste è indispensabile in coscienza darne una nuova descrizione, è altrettanto vero che questa stessa sofferenza perdeva allora la sua dimensione drammatica.”
pag. 208 “Si, bisogna proprio dirlo, la peste aveva tolto a tutti la disposizione all’amore e all’amicizia. Poiché l’amore richiede un po’ di futuro, e per noi ormai c’erano solo istanti.”