Questo libro racconta e descrive un fatto ambientato molto tempo fa, ma che al contempo è molto vicino a quello che stiamo vivendo, ovvero l’arrivo e ormai la convivenza con un nuovo “inquilino”: il Covid-19.
Nel libro sono descritte molte situazioni analoghe a quelle che abbiamo vissuto e stiamo continuando a vivere tutt’oggi. Ne sono esempio la lenta presa di coscienza della situazione, il numero impressionante dei casi e il fatto che a nessuno è venuto in mente di agire finché i medici non si sono accorti di diversi casi sospetti.
Personalmente sono rimasta colpita, non solo da episodi raccontati in maniera molto scrupolosa, quanto soprattutto da specifiche frasi. Il passo che mi ha colpito maggiormente è:
“Così non c’erano più destini individuali, ma una storia comune costituita dalla peste e sentimenti condivisi da tutti” (pag. 193).
Questa frase ha scaturito in me un effetto importante, perché rispecchia, effettivamente, la realtà dei fatti. Infatti è vero che, in un certo senso, siamo stati per lungo tempo tutti destinati alla stessa sorte, perché senza accorgercene stavamo lottando contro un qualcosa a noi sconosciuto e che quindi era potenzialmente molto pericoloso. È vero anche che ci siamo ritrovati a condividere tutti, non solo una vita monotona, ma soprattutto le stesse sensazioni; questa in un certo modo si è rivelata una circostanza positiva, perché si aveva una minima consapevolezza di essere capiti e ciò incrementava la voglia e la forza di andare avanti e sentire la via d’uscita sempre meno lontana. Siamo stati accomunati e continuiamo ad esserlo anche da situazioni poco piacevoli: la perdita di molte persone care, l’aver perso l’abitudine di provare e condividere esperienze dal vivo, come le semplici uscite con gli amici o le visite ai parenti.
L’unica differenza che si può trovare tra i due eventi è che nel periodo in cui c’era la peste, comunicare era molto più difficile (veniva fatto con i telegrammi), mentre al giorno d’oggi ci sono molti mezzi per poterlo fare: chiamate, videochiamate e messaggi.
Entrambe le situazioni sono la rappresentazione dell’avvento di qualcosa di così vasto e pericoloso che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
La tematica del rapporto tra destino individuale e storia comune può essere ricondotta alla poetica di Leopardi, il cui pensiero può essere considerato a tutti gli effetti filosofico. Questi infatti esplicita la sua convinzione riguardante il fatto che ogni singolo individuo è incline all’infelicità, condizione da cui può uscire grazie alla solidarietà. Allo stesso modo, nel libro di Camus, le persone colpite da questo “mostro” tendevano, ormai, all’infelicità e solo attraverso la condivisione e la solidarietà instaurata tra loro potevano intravedere una via d’uscita.