Laboratorio, Un libro tante scuole

Morte, pentimento, rinascita


Andrea Morbello - 5AL

IIS Dalla Chiesa - Sesto Calende

Nome Scuola

IIS Dalla Chiesa

Città Scuola

Sesto Calende

1.Morte
“Smettila di mandarmi fiori
Tanto mi azzanneresti come i cani fuori
Piuttosto leggimi dentro come i grandi tomi
Perché la vita è un lampo e tu ci arriverai in ritardo
Come fanno i tuoni.
“Caparezza, La certa” (nel testo è la morte che parla)

La morte è, nelle sue varie e diverse concezioni, una fedele compagna di vita per ogni essere umano e più in generale per ogni essere vivente. Secondo alcuni può essere un lontano destino a cui non è utile pensare, secondo altri deve essere un vicino pensiero in funzione del quale strutturare la nostra vita. Ma la morte non è solo un evento che pone fine alla nostra vita, può essere un’entità che incontriamo più volte e che addirittura, come ci racconta T.S. Eliot in “The Burial of The Dead” possiamo essere già morti senza accorgercene. È questo secondo me il caso del dottor Pereira, del romanzo di Tabucchi.
Pereira, almeno all’inizio del romanzo, è morto, morto con sua moglie, morto nello spirito e annegato da nostalgici ricordi che si trasformano in sogni felici, che lo tengono lontano dalla triste realtà in cui in realtà vive. Ricordi che però sono sirene, dal pericoloso fascino e a cui non ci si può abbandonare.
Tuttavia non tutte le morti sono permanenti, a volte, anche senza essere Dioniso o Er, anche senza dover attendere il giorno del giudizio (per quanto si possa essere scettici riguardo la resurrezione della carne), è possibile risorgere.
Pereira risorge, a suo modo, forse non il più elegante, forse non il più atletico, ma risorge.
Per la resurrezione del dottore è però necessaria un’azione propedeutica, di cui Pereira sa di avere bisogno: il pentimento

2.Pentimento
“Io non mi sento colpevole di niente di speciale, eppure ho desiderio di pentirmi, sento nostalgia del pentimento” (Sostiene Pereira, Cap.16)

Pereira, nella parte centrale del libro almeno, ha “sete” di pentimento. Che il pentimento sia un bisogno, quasi fisiologico, di noi uomini è a mio parere indubbio ma quello di Pereira non è solo pentimento, è, almeno nella mia visione, sete di vita. Pereira ha bisogno di elaborare il lutto, così dice il dott. Cardoso e nell’ elaborare il lutto pentirsi per la sua negligenza nei riguardi della vita che così a lungo ha rifiutato. Il processo di pentimento è un processo che può portare alla rinascita, come è stato nel caso di Pereira o di Raskol’nikov in “Delitto e Castigo” (che nel suo pentimento riesce a mutare nel suo approccio alla vita) o può portare alla morte, come è stato per Giuda nel Vangelo di Matteo.
Capire di essere paralizzati nella morte, per usare un’ espressione alla Joyce, e avere la forza di rimettersi in moto, questo è il pentimento, superare il lutto, nel caso di Pereira, accettare il nuovo Io egemone.
Rinascere.

3.Rinascita
“…Se la depressione muta in cenere l’anima,
so che saprò fare ciò che rese celebre l’Araba.
Risorgerò.”
“En?gma, Bomaye”

La rinascita è un miracolo molto presente nella mitologia di molte culture e nelle storie di ogni popolo. Risorgere come la primavera risorge dall’inverno. Quello che vediamo nel romanzo è un nuovo Dott. Pereira. È il miracolo di un uomo vecchio e stanco, che ha la forza di rimettersi in gioco, in discussione, in movimento.
Analogamente a ciò che ho detto in precedenza, cioè che si può morire rimanendo in vita, così si può rinascere senza essere letteralmente morti.
La morte (non letterale, ma come l’abbiamo intesa fino ad ora) è forse una condizione necessaria per la rinascita (a livello logico lo è). Serve che la pianta sia potata affinché torni a germogliare e serve toccare il fondo per darsi la spinta.
La vicenda di Sostiene Pereira, nella mia interpretazione, è una storia di morte, pentimento e rinascita. Racconta un mito che è stato raccontato numerose volte, non perché non sia originale ma perché “I miti sono fatti per essere ripetuti” (La mossa del matto, A.Barbaglia)

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