Dopo la lettura della prima parte del libro, quello che ci ha interessato maggiormente, al di là degli altri personaggi e dell’ambiente circostante, è stato il protagonista e l’evoluzione del suo personaggio. Dopo la morte della madre, Arturo vive da solo sull’isola, nella casa di suo nonno, immerso in un ambiente naturale e poco urbanizzato. Il padre è per la maggior parte del tempo lontano dall’isola e ritorna dal figlio sporadicamente. Arturo, proprio a causa delle assenze del padre, non vede in lui una vera figura paterna, ma una figura epica. Il padre di Arturo ha avuto la possibilità di acculturarsi, malgrado non abbia mai frequentato una scuola e insegna a leggere e scrivere ad Arturo, che per il resto compie un percorso da autodidatta, comprendendo il mondo esterno, il suo mondo. La sua visione del mondo cambia nel momento in cui suo padre torna a casa con Nunziatella, la sua nuova moglie; infatti in quel momento Arturo prova due sentimenti: uno di disprezzo verso il padre e uno di amore verso Nunziatella, che era molto giovane. Questi sentimenti contrastanti lo conducono ad una scelta definitiva che è l’ abbandono dell’isola.
Il titolo del libro “L’isola di Arturo” potrebbe diventare una metafora di un luogo paradisiaco in cui Arturo vive la sua vita da adolescente; questa vita di adolescente viene infranta e lo obbliga a crescere.
La figura di Arturo rispecchia i nostri sentimenti adolescenziali, l’incertezza e gli interrogativi sulle scelte di vita che dovremo prendere. Ogni adolescente, come Arturo, ha la smania di sentirsi più grande e ha voglia di fare nuove esperienze e conoscere persone che lo accompagnino nel suo percorso. Questa è una storia semplice di un ragazzo che cresce diventando adulto e diventa la storia di tutti noi ragazzi, che da bambini diventeremo adulti in un mondo a noi ancora sconosciuto.