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ll Corpo fra ritrovamenti e riscritture
I quattro ragazzi dopo alcune esitazioni si decisero ad attraversare la palude umida e fangosa, ad ogni passo la scarpa sprofondava e l’acqua saliva di più, il loro ritmo era lento e sembravano tutti affaticati già dopo i primi passi. C’era un silenzio profondo, si sentiva soltanto l’acqua ed il fiato pesante dei ragazzi, gli alberi di mangrovia intorno a loro apparivano come grattacieli che formavano con le radici un labirinto naturale che i ragazzi seguivano senza avere altre scelte. Sempre con la testa alzata, ammirando i maestosi alberi di mangrovia che piangevano su di loro, mentre si avvicinavano ad una macchia di terra che appariva come un dono dopo la fatica spesa per raggiungere quel punto. Con uno sforzo si tirarono fuori dall’acqua e si lasciarono cadere su quel piccolo fazzoletto di terra che sembrava avessero conquistato. Ancora, nessuno parlò, non volevano interrompere quel dolce silenzio che la palude emetteva. Mentre iniziavano a riprendere le forze notarono che il silenzio si era intensificato, l’acqua sembrava più calma del solito e gli insetti sembravano essere spariti, dalla lontananza sentirono un ruggito profondo che si trasmise nel loro petto.
Improvvisamente qualcosa di ignoto si diresse verso la loro piccola isola, tagliando l’acqua come una lama, si fermò dinanzi ai ragazzi che nel mentre indietreggiarono. Il suono profondo e rimbombante della creatura spezzò il silenzio; sembrava che gli stesse spremendo il cuore. Ormai i ragazzi erano in apnea, nessuno riusciva a respirare dal terrore e nel frattempo dei piccoli occhi lucidi fuoriuscivano appena dall’acqua torbida ed infestata