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Leggendo il romanzo “Cime Tempestose” per la prima volta, veniamo inevitabilmente rapiti
dall’amore tra i due protagonisti, così intenso e travolgente, che rischia di mettere in
secondo piano altri temi chiave trattati in quest’opera. Uno di questi è l’educazione, così
ricorrente che Emily Bronte, durante la lettura, sembra chiederci: l’educazione e il contesto
di crescita influenzano totalmente la formazione di un individuo?
Nella prima parte del romanzo la risposta sembra essere affermativa e la prima Catherine ne
è la prova più eclatante: nonostante il periodo passato a casa Linton sembra averla
cambiata esteriormente, rimane invariato il suo carattere ribelle, causato dal contesto cupo e
la poca disciplina con cui è stata cresciuta.
L’educazione è designata con una tale importanza, da diventare un vero e proprio strumento
di vendetta nelle mani di Heathcliff. Lui, parlando dell’educazione impartita a Hareton e al
figlio afferma: “Uno è oro usato per lastricare le strade, l’altro è latta lucidata perché sembri
argento. Il mio (Linton) non vale niente, eppure avrò il merito di portarlo fino al punto
massimo in cui un materiale così scadente può arrivare. Il suo (Hareton) ha delle qualità di
prim’ordine e vanno perdute, sono state rese peggio di inutilizzabili”.
Il destino di Hareton sembra quindi essere segnato: un ragazzo sveglio condannato a
essere rude e ignorante. Nell’ultima parte del romanzo, però, la situazione si ribalta: grazie
all’aiuto della seconda Cathy, il ragazzo studia e, soprattutto, matura.
Questo romanzo, quindi, ci porta a riflettere sul ruolo dell’educazione, che solo nelle giuste
mani può diventare uno strumento di crescita.
