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Recensione del libro ‘Il corpo’ di Stephen King
Abbiamo letto ‘Il corpo’ di Stephen King come parte di un progetto scolastico, ma ci ha coinvolte molto più di quanto ci aspettassimo. Non è il classico horror con cui solitamente si associa questo autore: è una storia di crescita, amicizia e scoperta, che ci ha lasciato con parecchie emozioni e riflessioni. Il romanzo racconta il viaggio di quattro ragazzi — Gordie, Chris, Teddy e Vern — che, alla fine dell’estate del 1960, partono alla ricerca del cadavere di un loro coetaneo scomparso. Anche se l’obiettivo sembra quasi macabro, quello che accade davvero durante il viaggio è un percorso molto più profondo: attraverso dialoghi sinceri, silenzi carichi di significato e piccoli gesti quotidiani, i protagonisti si confrontano con la realtà del crescere, con la perdita dell’innocenza e con le prime esperienze di dolore e consapevolezza. Quello che ci è piaciuto di più è che King riesce a parlare di adolescenza con una sensibilità che non ci aspettavamo. Ci siamo ritrovate, in modi diversi, in ognuno dei personaggi: nelle insicurezze di Gordie, nella forza ferita di Chris, nella fragilità nascosta sotto l’apparente durezza degli altri due. È una storia che fa pensare anche alla nostra età: a quanto sia difficile capire chi siamo, quanto pesano le aspettative degli adulti e come certe amicizie, in quel periodo della vita, sembrino l’unica cosa davvero sicura. Lo stile è molto scorrevole, anche se in alcuni momenti ci è sembrato un po’ lento. Ma forse è proprio quella lentezza che permette al lettore di entrare nella testa dei personaggi, di vivere con loro ogni passo, ogni battuta, ogni silenzio. Una lettura che, anche se ambientata negli anni ’60, ci è sembrata attuale per i sentimenti e i temi che tocca. In conclusione, Il corpo ci ha lasciato qualcosa dentro. È un libro che parla di ragazzi, ma soprattutto parla ai ragazzi. E forse, proprio per questo, ci è arrivato dritto al cuore.