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Un episodio che mi ha colpito del libro è quello di quando i ragazzi arrivano alla discarica di Castle Rock. Durante il loro viaggio lungo i binari della ferrovia, i quattro amici decidono di fermarsi alla discarica per bere acqua. Mentre si trovano lì, Gordie viene scoperto dal guardiano della discarica, Milo, che gli sguinzaglia contro il cane Chopper. La leggenda locale descrive Chopper come un cane feroce e spaventoso, ma Gordie scopre che è solo un normale bastardino, smontando così il mito che circonda la figura del cane. Questo momento rappresenta una sorta di disillusione, in cui la realtà si rivela meno minacciosa di quanto i ragazzi avessero immaginato. La situazione si complica quando Teddy, noto per il suo temperamento impulsivo, inizia a provocare Milo. Così il guardiano, irritato, insulta pesantemente il padre di Teddy, un uomo con problemi mentali e un passato difficile. Questo insulto scatena la furia di Teddy, che tenta di aggredire Milo, ma viene trattenuto dai suoi amici, Chris e Gordie. L’episodio evidenzia la fragilità emotiva di Teddy e il sostegno che gli altri ragazzi gli offrono, mostrando la forza del loro legame. Quest’ultima scena mi ha suscitato uno spirito di leggerezza e di ilarità causato dai vari insulti tra il guardiano e Teddy. Inoltre un’altra cosa che mi ha colpito è la figura di Chris che è per Gordie una vera e propria guida. Ma purtroppo Chris è succube della sua stessa famiglia, in particolare del padre che si sfoga con Chris per le minime cose; anche i fratelli non sono da meno. Perciò Chris confida tutti i suoi problemi a Gordie, il quale lo ascolta e prova a dargli dei consigli per il futuro.
Se questo libro fosse una canzone, lo assocerei a quella utilizzata come colonna sonora nel film “Stand by me – Ricordo di un’estate” che avevo visto un paio di anni fa. La canzone è di Ben E. King, e si chiama “Stand by Me” ed è uscita nel 1961.
Una frase del libro che mi ha colpito particolarmente è la seguente: “Le cose più importanti sono le cose più difficili da dire. Sono le cose di cui ti vergogni, perché le parole le sminuiscono – quelle cose che ti sembravano gigantesche, finché erano nella tua testa, le parole le rimpiccioliscono quando le tiri fuori, le riportano alle dimensioni originali. Ma non è solo questo il problema, no? Le cose più importanti stanno troppo vicine al punto in cui è sepolto il tuo cuore segreto, sono indizi su una mappa del tesoro che i tuoi nemici non vedono l’ora di rubare. E così capita di rivelare una storia dolorosa a qualcuno e quello ti guarda con aria strana, non capisce ciò che hai detto o si chiede perché ti sembrasse tanto importante da metterti quasi a piangere mentre la raccontavi. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando un segreto resta chiuso dentro non perché manca la voce per raccontarlo, ma perché mancano orecchie per capirlo.” Gordie pronuncia questo passo del libro in un momento di riflessione profonda, come introduzione al suo racconto, e serve a spiegare perché abbia deciso di scrivere e ricordare quella vicenda solo da adulto. È una frase che parla della solitudine che si può provare anche da giovani, e del bisogno di essere ascoltati e compresi. Gordie ci sta dicendo che alcune esperienze segnano così a fondo che parlarne non è sufficiente a farle capire, perché il vero ostacolo non è la difficoltà nel raccontarle, ma la mancanza di chi sappia davvero ascoltarle. Questa frase è importante perché racchiude la vera essenza del romanzo, ovvero la fatica di crescere, la paura di esporsi, e il desiderio di condividere ciò che li ha cambiati, anche se il mondo non è sempre disposto a comprenderli.
Se questo libro ti ha colpito o emozionato potresti guardare il film, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, il cui nome è “Stand by me- Ricordo di un’estate” diretto da Rob Reiner. Oppure potresti guardare la serie TV “Stranger Things”, con le sue avventure di gruppo, i legami profondi e quella parte coinvolgente di mistero.