Il termine “patriarcato” al giorno d’oggi si usa per indicare il potere basato su norme sociali e legali condivise e fatte valere, nelle quali gli uomini hanno potere di decidere sia in sfera privata, quindi in famiglia, ma anche in quella pubblica. Il termine patriarcato, estendendolo, lo si può identificare in contesti pubblici, per esempio, un uomo a capo del governo, di una società o di un’attività pubblica; mentre il termine patriarcato in forma limitata si può intendere nel contesto familiare, relazionale o anche in gruppo, dove prevale la presenza maschile.
Il fenomeno non si limita ad essere una semplice divisione di ruoli tra i sessi, ma rappresenta un ordine che crea disuguaglianze di genere, stabilendo un dominio maschile che influenza ogni aspetto della vita sociale. Il patriarcato è un sistema che ha una lunga storia di predominanza, ma che sta progressivamente venendo messo in discussione e smantellato grazie ai movimenti sociali e alle nuove visioni sulla parità di genere. Noi siamo pienamente d’accordo con lo scrittore Fabrizio Caramogna che dice:
La vittima è sempre la stessa: la donna. Cambiano nomi e volti, non la preda, non il movente. È l’ininterrotta linea sacrificale in cui il maschio, aggressivo e insicuro di sé, timoroso di perdere il suo potere macchia di sangue l’orizzonte.»
Il patriarcato, in quanto egemonia, nata in età primitiva e tuttora persistente, è largamente considerato come il naturale andamento delle cose producendo una non equità tra uomo e donna in tutti i comparti dell’esistenza e sfociando in fenomeni discriminatori. Le prime forme di patriarcato si possono rintracciare nelle antiche società agricole, dove gli uomini acquisirono potere sociale maggiore rispetto alle donne. Il patriarcato si è diffuso in quasi tutte le culture e religioni, imponendo modelli di comportamento e relazioni gerarchiche tra uomini e donne. «Patriarcato», una parola così innocua che nasconde un grandissimo significato e un vasto passato predominante.La riforma al diritto di famiglia del 1975, è stata una tappa fondamentale nella storia italiana moderna. Dopo circa un secolo, infatti, la famiglia ha cambiato le regole includendo finalmente la donna, ritenuta inferiore. Un estratto di un quotidiano italiano a cura della giornalista Serena Zolli ci dice che:
Sabato 20 Settembre 1975, sarà una data importante storica per la donna italiana, finalmente da questo giorno smetterà di essere una “minore”, in riferimento alla donna sposata, considerata ancora un’appendice del marito.
Dal 20 settembre 1975 quindi la donna è pari all’uomo l’Italia viene descritta dalla stampa un paese moderno, grazie alla entrata in vigore del divorzio. Sono numerosi gli slogan delle attiviste come “Donne obbedire non è più una virtù”, “In amore vogliamo gli stessi diritti degli uomini” o anche “Nella vita famigliare vogliamo essere protagoniste insieme al marito e ai figli”. È importante ricordare che il patriarcato non è solo un problema delle donne, è un sistema che opprime tutti, indipendentemente dal sesso o dall’orientamento sessuale. Nel patriarcato gli uomini devono seguire uno specifico modello: devono essere eterosessuali, devono essere forti, potenti, virili; devono sentirsi superiori , devono avere successo professionale e finanziario, devono provvedere all’esigenza economica familiare, devono essere disinteressati riguardo alla cura della casa, non devono piangere davanti alle altre persone, devono essere aggressivi e devono essere competitivi. Molte volte anche gli uomini, si sentono intrappolati in questi ruoli rigidi, senza poter esprimere la propria personalità.
Questi stereotipi possono contribuire a comportamenti dannosi per sé e per gli altri. La mascolinità patriarcale è diventata tossica, ormai diventato uno stereotipo di genere. La società patriarcale mette le donne in una posizione di svantaggio, ma non sono solo loro a esserne vittime. Il patriarcato infatti è dannoso anche per gli uomini, perché condiziona i ruoli di genere e i comportamenti che gli uomini devono avere per dimostrare di essere l’uomo «prototipo». La lotta contro il patriarcato non riguarda solo le donne, ma entrambi i generi, poiché questa struttura ha anche effetti dannosi sugli uomini. Prima del patriarcato, le società erano basate su uomini e donne che avevano gli stessi diritti e doveri, ma con il tempo per l’uomo è diventato fondamentale garantirsi una discendenza e di conseguenza avere la certezza che i figli fossero suoi, intraprendendo una mania di controllo sulla donna.
Spesso gli uomini considerano le donne colpevoli degli atti di violenza che ricevono, infatti, la frase “Se l’è cercata” è caratteristica della società patriarcale per colpevolizzare le donne che subiscono violenza. Invece di condannare l’aggressore, si punta il dito contro la vittima, come se fosse lei la responsabile di ciò che le è successo. Secondo la società bisogna educare le nuove generazioni nel rispetto reciproco e nell’uguaglianza di genere. Ma soprattutto bisogna educare le nuove generazioni a gestire emozioni e sentimenti.
Le nostre considerazioni personali:
Secondo me il patriarcato è una cosa bruttissima, perché priva le donne di spazio personale, sicurezza e di libertà di espressione. Anche se durante gli anni si è provato a risolvere questo problema, tuttora è molto presente, non coinvolgendo solo le donne ma tutta la società.
– Ondina Zangari, 13 anni, 3 media
Secondo me il patriarcato è un ingiustizia, sia per le donne che per gli uomini perché inserisce degli standard nella società. Ad esempio, delle frasi che si sentono dire spesso sono: «Non piangere come una femminuccia» oppure «Non puoi fare calcio perché sei donna». Anche con queste piccole frasi, si può intuire come il patriarcato continui ad esistere ancora oggi nel 2025.
– Azzurra Sciacca, 13 anni, 3 media
Secondo me il patriarcato è una cosa ingiusta perché siamo tutti uguali, senza distinzioni. Crediamo che la lotta contro il patriarcato debba essere vista come una lotta per l’autodeterminazione e la libertà di tutti. L’obiettivo non è solo l’emancipazione delle donne, ma anche la creazione di una società, in cui ogni persona, indipendentemente dal genere, possa sentirsi libera di essere se stessa, senza il peso di dover soddisfare stereotipi o aspettative rigide.
– Miranda Bongiorno 13 anni, 3 media
Il patriarcato è dannoso per tutti ed è fondamentale che tutti smettiamo di considerare il femminismo come una lotta tra donne e uomini, ma come una lotta comune per arrivare all’uguaglianza di genere.
– Marina Irrera 13 anni, 3 media
Il patriarcato, secondo me, va inteso come una sottomissione all’assoluto potere maschile, è un termine molto forte e bisogna usare questa parola nei giusti contesti. Il patriarcato è una forma di violenza psicologica, perché sminuisce i diritti della donna. Sia l’uomo che la donna dovrebbero essere sullo stesso livello, ma non solo in ambito familiare ma anche in ambito lavorativo. Secondo me dovremmo abolire le parole “matriarcato” e “patriarcato”, e fare capire che nessuno deve essere sottomesso al potere dell’altro.
– Corallina Zangari, 13 anni, 3 media.
Il patriarcato è inteso da molti come un sistema dove l’uomo è a capo di tutto, e non si rende conto delle crudeltà che è in grado di infliggere. L’uomo in questo ambito, ha uno scudo che la donna spesso non riesce a disintegrare, ovvero l’imponenza nell’aspetto e in generale nella sua figura.
– Lucia Randazzo, 13 anni, 3 media.