Un Auditorium gremito accoglie Alberto Angela che presenta il secondo volume della trilogia incentrata sulla figura di Nerone, intitolato “L’inferno su Roma”. Le poche informazioni che le fonti antiche riportano sull’incendio che travolse la Città Eterna nel luglio del 69 d.C. hanno stimolato il divulgatore a radunare una straordinaria equipe di tecnici per analizzare la dinamica dell’accaduto, sfatando miti e leggende.
La disamina parte innanzitutto dalla figura di Nerone stesso, imperatore controverso, stando alle fonti, anche per il ruolo che secondo alcuni avrebbe avuto nell’incendio. Angela traccia il quadro di un sovrano dal “doppio volto”: disumano e cinico alla redini dell’impero, ma innovatore nello stile e nel portamento come dimostrano l’amore per la musica e l’abitudine di tenere lunghi i capelli in una società in cui il taglio tipico era quello “a scodella”. Questo suo modo di essere fu la causa dell’astio fra lui e il Senato che diffuse con ogni probabilità le “fake news” sulla colpa che ebbe nel provocare l’incendio, per screditarlo.
Poi il divulgatore si sofferma sulle caratteristiche della città, identificando come concause la presenza di numerosi edifici costruiti in legno e a breve distanza l’uno dall’altro insieme al clima afoso e secco di una sera di luglio. Stando alle ricostruzioni che il gruppo di esperti ha effettuato, Angela ipotizza che l’incendio sia scoppiato per il rovesciamento di una lucerna ad olio nei pressi del Circo Massimo e che da lì sia divampato diventando indomabile dopo poco meno di due ore, inghiottendo uno dei più grandi depositi di legna della città. Roma bruciò per giorni con Nerone che, tornato in fretta e furia da Anzio, assisteva al macabro spettacolo dal suo palazzo. Le strategie per fermare le fiamme consistevano nell’abbattimento e nell’incendio mirato di edifici ed iniziarono a produrre i loro risultati a partire dal quinto giorno, quando nel frattempo si era già calmato il vento di libeccio che alimentava il fuoco. Solamente al nono giorno l’incendio si estinse lasciando scoperta una città desolata senza abitanti. Nerone fece subito iniziare i lavori per la ricostruzione, ma questa volta con una ratio ben precisa basata su un piano regolatore e su un equo distanziamento degli edifici; fu questo il periodo delle grandi opere come la domus aurea che lascerà lo spazio, sotto Vespasiano, al Colosseo, simbolo di Roma e dell’Italia nel mondo.
Alberto Angela vede un chiaro parallelismo tra l’incendio di Roma e l’attuale pandemia perchè, dice, il rogo ha fatto da “spartiacque fra due epoche”. Le difficoltà possono essere occasioni di svolta come dimostra la reazione dell’imperatore romano: senza quelle fiamme non ci sarebbe stata nessuna ricostruzione, se quella lucerna non fosse caduta l’umanità probabilmente non avrebbe mai goduto del Colosseo.