Internazionale a Ferrara 2025

L’opinione pubblica russa tra controversie e disinformazione


Squerzanti Licia, Tornimbeni Luigi

Liceo Ariosto - Ferrara

Cosa pensano i russi della guerra contro l’Ucraina? Per rispondere a questo interrogativo, gli scrittori d’inchiesta Irina Borogan e Andrei Soldatov hanno dialogato al Teatro Comunale di Ferrara con Andrea Pipino, della redazione di Internazionale. I due giornalisti russi si occupano, in particolare, di indagare sui servizi di sicurezza del loro Paese. Dopo aver lasciato la Russia nel 2020, sono diventati autori di articoli sulle principali testate internazionali e di diversi saggi; fra questi, Our dear friends in Moscow (Public Affairs US, 2025) è stato oggetto di riflessione durante l’incontro. 

Mettendo da parte il loro usuale tono oggettivo e distaccato, i giornalisti hanno deciso di raccontare la loro esperienza su un piano più personale. Borogan ha descritto così il senso di incomprensione che ha provato nel sentire alcuni dei suoi più cari amici difendere l’operazione militare in Ucraina, che ha coinvolto, fra gli altri, una parte della sua famiglia. Questo punto di vista è stato condiviso anche da una larga fascia della popolazione, che vedeva nella guerra l’unica possibilità di tornare alla gloria militare dell’esercito sovietico. Per di più, il presidente Vladimir Putin, nonostante il suo regime repressivo, sembra godere del sostegno di molti cittadini, in quanto la maggior parte dei russi, come affermano Borogan e Soldatov, ritiene che il loro Paese non possa essere governato efficacemente con un sistema democratico.

Secondo i due intervistati, questo sentimento ha iniziato a svilupparsi già con le crisi economiche degli anni Novanta, dunque prima dell’ascesa di Putin al potere. Le politiche del presidente, dopo due decenni di graduale costruzione di un sistema autoritario, si sono particolarmente inasprite a seguito dello scoppio della guerra, con la scelta di colpire i dissidenti in modo imprevedibile e apparentemente senza logica. Proprio per questo, sono nate piattaforme, come Medusa, dedicate alla divulgazione di articoli e libri ai quali è impossibile accedere in Russia; a queste si aggiungono le azioni di aperto dissenso nei confronti del regime da parte di cantanti, rock band e personaggi pubblici, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani.

Ciò che ha sorpreso maggiormente il pubblico è il fatto che alcuni giornalisti russi possano ancora pubblicare articoli parzialmente critici all’interno delle testate mainstream del Paese. A parere di Borogan, queste nuove fonti di informazione, fra le quali le VPN che permettono di connettersi alle reti estere, potrebbero rendere l’opinione pubblica più consapevole; al contrario, Soldatov è più pessimista e ritiene che, nonostante queste opportunità, larga parte del popolo continuerà a sostenere il regime, a meno che una sconfitta nel conflitto non produca un cambiamento radicale. 

Due minuti di applausi al termine della conferenza – quasi un unicum, secondo il moderatore – hanno dimostrato come la capacità di analisi critica dei due ospiti, unita al racconto delle loro esperienze individuali, sia riuscita a presentare un volto della guerra spesso ignorato o trattato con superficialità. 

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