Lontani da casa, mostra fotografica curata dalla ONLUS Medici Senza Frontiere e presentata da Concetta Feo, psicologa e operatrice sanitaria, spiega attraverso immagini le precarie condizioni nei paesi più poveri, e racconta i pericoli a cui le persone vanno incontro durante il percorso alla ricerca di luoghi più sicuri. Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione indipendente, non pagata dallo Stato, che vive grazie alle donazioni di privati, e il suo scopo è proprio aiutare persone che si trovano in situazioni di difficoltà, causate da guerre, carestie o impossibilità di cure mediche.
Lontani da casa: come mai le persone dovrebbero abbandonare le loro case e le loro famiglie per un viaggio verso l’ignoto? Come ci spiega la Feo, le ragioni possono essere svariate: dalle guerre alle precarietà di tipo alimentare o alle carestie, dalle discriminazioni alle condizioni di vita insostenibili. Spesso i migranti sono costretti a compiere viaggi che durano mesi, o anni, senza sapere se arriveranno mai alla meta finale. Solitamente gli spostamenti avvengono in gruppi che coinvolgono la maggior parte di una comunità, e una volta iniziati, è quasi impossibile tornare indietro. A ogni tappa i migranti sono costretti a pagare: vengono catturati e vengono rubati tutti i loro risparmi guadagnati faticosamente nel paese da cui fuggono, molte volte sono anche tenuti in prigioni illegali, fino a quando non riescono a ricavare nuovamente una quantità di denaro necessaria a riprendere la loro migrazione. Se riescono ad affrontare il viaggio fino alla fine, arrivano stremati, spesso con grandi danni fisici e psicologici; nel peggiore dei casi rimangono invece bloccati in fasi intermedie.
Coloro che rimangono non hanno più notizie delle persone che li hanno lasciati, spesso loro parenti o amici; la Feo racconta di un campo di rifugiati in Etiopia, dove molti bambini e ragazzi disegnavano il mare con delle barche che affondavano, e il volto del caro di cui non avevano più avuto notizie.
Tra le attività di Medici Senza Frontiere (MSF) c’è l’accesso alle cure mediche, non solo di tipo fisico, ma anche assistenza psicologica, per aiutare ad attenuare i danni subiti durante il tragitto. In Ucraina, quando è scoppiata la guerra, MSF in collaborazione con le ferrovie ucraine ha dato il via ad un’iniziativa chiamata “Il treno gentile”: questo treno si occupa di portare i pazienti più gravi dalla parte orientale, zona più pericolosa per il conflitto, alla parte occidentale dell’Ucraina. In un primo momento era un treno di pochi vagoni, ora le sue dimensioni sono aumentate ed è molto ben attrezzato, tanto che comprende anche una carrozza di terapia intensiva con personale altamente qualificato.
La Feo spiega che è molto importante il modo in cui i cittadini affrontano le situazioni di bisogno: in certi paesi, spesso quelli più poveri, le persone sono più distaccate le une dalle altre, in altri sono molto solidali tra loro, e questo porta ad essere più rapidi nell’attuazione di una rete di sostegno. Per arrivare a risultati migliori è dunque necessario l’aiuto di tutti.